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Contagi record, Conte non esclude il lockdown: "Dipenderà dai cittadini"

Se la diffusione crescerà, serrate a tappe: cinema, bar, parrucchieri, negozi. Ma non fabbriche e aziende

Alle parole del virologo Crisanti che opinava un lockdown natalizio il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha risposto. 

 «Io non faccio previsioni per Natale, io faccio previsioni delle misure più idonee, adeguate e sostenibili per prevenire un lockdown». 

Per Conte dipenderà dai cittadini 

A determinare la necessità di misure restrittive più dure sarà «il comportamento di tutta la comunità nazionale: questa è una partita in cui vinciamo o perdiamo tutti». 

Misure regionali 

Conte ha anche spiegato che misure più dure potrebbero essere prese dalle Regioni come ha già fatto De Luca in Campania: «Abbiamo predisposto la possibilità per i presidenti di introdurre misure restrittive non appena se ne presentasse la necessità, per quelle di allentamento occorre invece un’intesa con il ministro della Salute».

Lockdown a tappe

La linea è quella di lasciar fare ai governatori. Ma se aumentassero molto i contagi, il lockdown non riguarderà le attività produttive: fabbriche e aziende non richiuderanno. Secondo fonti di governo, si procederebbe eventualmente a ritroso rispetto alle riaperture dopo il lockdown di primavera: fermando prima cinema, teatri e palestre, poi parrucchieri e centri estetici, quindi ristoranti e bar, ultimi i negozi.

I tamponi ieri e oggi

A marzo in piena pandemia, i tamponi effettuati erano stati 26mila, mentre ieri oltre 152mila. E il rapporto positivi/tamponi era pauroso, il 25%, uno su 4, mentre oggi è al 4,8% come media nazionale. Allora i morti erano 793, ieri 43. 

Tuttavia non c'è da stare tranquilli. Conte ha spiegato come l’andamento della curva dei contagi sia ormai innegabilmente preoccupante.

Ospedali in difficoltà 

La crescita dei contagi - spiega il premier: «È la ragione per cui, peraltro, abbiamo adottato delle misure restrittive (il nuovo dpcm, con le misure su bar, ristoranti, locali, smart working e feste private e, ancor prima, il decreto che ha reintrodotto l’obbligo di mascherine in tutto il territorio nazionale, ndr). Non ci ha fatto affatto piacere ma dobbiamo rispettare queste regole. Se cresce il numero dei contagiati e delle persone che sono negli ospedali, e in particolare nelle terapie intensive, andremo di nuovo in difficoltà». In questo momento, le terapie intensive non appaiono sotto una pressione eccessiva — qui i dati, aggiornati a tre giorni fa — ma in Lombardia, ad esempio, il capo dell’Unità di crisi delle Terapie intensive, il professor Pesenti, ha già fornito la disponibilità a riaprire, in caso di bisogno, l’ospedale in Fiera.

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