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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Cento giorni di zona rossa per tornare alla normalità: il piano al vaglio del governo

Sarà più facile finire in zona arancione e rossa e la stretta potrebbe durare fino ad aprile

Cento giorni di zone rosse per chiudere l'emergenza coronavirus e tornare alla normalità. È una delle ipotesi al vaglio del nuovo piano del governo

Ad illustrare la stretta dei cento giorni con le parole di tecnici ed esperti è oggi Giuliano Foschini su Repubblica: tutto parte dall'annuncio di maggiori restrizioni da parte del ministro della Salute Roberto Speranza, che ieri a Che tempo che fa ha prima parlato di "una fase di recrudescenza del virus in tutti i paesi Ue ma nei giorni precedenti al Natale c'è stata una fase di rilassamento anche se durante le feste abbiamo assunto misure robuste" e poi ha annunciato una nuova stretta. 

Le dichiarazioni di Speranza 

"Le misure restrittive funzionano e con molta probabilità resterà il divieto di spostamento tra regioni. Con l'ultima ordinanza abbiamo già stretto i parametri e domani incontreremo le regioni e mercoledi sarò in Parlamento e tra giovedi e venerdi ci prepariamo a ulteriore dpcm: saranno confermate le norme vigenti con nuove restrizioni. C'è inoltre la variante inglese e quindi mantenere alta l'asticella di attenzione è fondamentale".

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Il nuovo Dpcm 

A parte le misure sulla movida con il divieto di asporto per i bar e la proroga dello stop agli spostamenti anche tra regioni gialle che saranno oggetto del decreto che deve entrare in vigore entro il 16 gennaio e che il governo pensa di varare il 13, dopo il discorso del ministro in Parlamento per illustrare le nuove misure, il governo punta su due cambi nelle regole e nei parametri che portano le regioni in zona gialla (rafforzata), arancione e rossa: 

  • il primo, già entrato in vigore con il Dl 5 gennaio, è l'abbassamento della soglia dell'indice di contagio: ora con Rt superiore a 1 si finisce in zona arancione e con Rt superiore a 1,25 scatta la zona rossa;
  • il secondo, annunciato nei giorni scorsi, è quello di far scattare la zona rossa nelle regioni quando i contagiati ogni centomila abitanti nell'ultima settimana superano la soglia dei 250. 

Mentre le Regioni si ribellano al nuovo parametro, che porterebbe da subito in rosso Veneto ed Emilia-Romagna e mette a rischio anche Friuli-Venezia Giulia, le province autonome di Trento e Bolzano, le Marche e la Sicilia, anche nel governo ci sono dubbi legati a questo nuovo parametro, in base a un ragionamento piuttosto semplice: il rischio è che gli enti locali rallentino i test del tampone per non superare la soglia. E allora, spiega il quotidiano, c'è un piano B.

Lo stato d'emergenza fino ad aprile, il nuovo Dpcm e il no al lockdown delle Regioni che rischiano la zona rossa

Il nuovo Dpcm prevede di abbassare ulteriormente le soglie dell'indice di contagio per mandare le regioni in zona rossa e arancione. In tutta Italia l’Rt è tornato sopra l’1 e si aspettano che la prossima settimana sia tra l,1,1 e l’,1,2. In questo modo, in contemporanea con la data prevista da più parti per la ripresa della corsa dei contagi in quella che viene già definita come terza ondata in arrivo, si potrebbe portare per un certo periodo di tempo tutto il paese in zona arancione o rossa per una stretta che potrebbe durare fino ad aprile che andrebbe di pari passo con le vaccinanzioni delle categorie a rischio:

"In questi cento giorni – hanno spiegato in consiglio dei ministri – c’è il nostro futuro: se riusciamo a vaccinare tutti gli operatori sanitari, gli 80enne e parte dei 70enni, tra cento giorni, a fine aprile, avremo una pressione sulla rete ospedaliera assolutamente gestibile. Il Covid sarà un ricordo". 

La strategia 

Ecco quindi che si delinea in maniera più precisa la strategia dietro la scelta di restringere ulteriormente i parametri che portano in zona rossa e arancione le regioni. E che pare andare di pari passo con quello che viene affermato nel verbale del comitato tecnico scientifico che qualche giornale tra ieri ed oggi ha definito "documento riservato" e che lo è talmente tanto da essere stato pubblicato online sul sito del ministero della Salute: nel testo, in merito alla classificazione del rischio relativa alla settimana 28/12/2020-3/1/2021, viene riportato quanto segue: 

"Si osserva, dopo alcune settimane di diminuzione, nuovamente un aumento dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 gg (313,28 per 100.000 abitanti (21/12/2020-03/01/2021) vs 305,47 per 100.000 abitanti (14/12/2020 – 27/12/2020), dati flusso ISS). Si evidenzia, in particolare, il persistente valore elevato di questo indicatore nella Regione del Veneto (927,36 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 gg). L’incidenza su tutto il territorio è ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. I servizi sanitari hanno mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni e una criticità di tenuta con incidenze elevate".

La soglia dei nuovi casi per far scattare la stretta

Per questo il verbale suggeriva di "introdurre ulteriori misure di mitigazione a fronte di livelli di incidenza particolarmente elevati anche quando si documentino livelli di trasmissibilità non superiori a 1. A tal fine la Cabina di Regia recepisce il documento in bozza stilato dall’Istituto 3 Superiore di Sanità che identifica una chiara criticità a livelli di incidenza tra 300 e 250 casi/100,000 abitanti, in particolare quando l’incidenza viene calcolata nei soggetti di età maggiore ai 50 anni". E in base a questo il governo ha pensato di introdurre il nuovo parametro contestato dalle regioni e le nuove restrizioni, ovvero:

  • la possibilità di inserire più facilmente le regioni in zona rossa con il nuovo parametro dell'incidenza o abbassando la soglia dell'indice di contagio;
  • il divieto di spostamento tra tutte le regioni, anche quelle in zona gialla "rafforzata";
  • il coprifuoco confermato tra le 22 e le 5;
  • il giro di vite nel week end con la zona arancione in tutta Italia, ipotesi che nel frattempo sembra caduta.

L'idea è quella di mantenere la stretta per cento giorni, ovvero fino alla fine di aprile 2021. A dicembre lo stesso Speranza aveva detto che l'obiettivo del governo era quello di vaccinare 13 milioni di italiani (le categorie a rischio) entro la fine di marzo. Dopo quella data il governo potrebbe decretare la fine dello stato d'emergenza, semplicemente evitandone l'ulteriore rinnovo, e avviare il lento e graduale ripristino verso la normalità. Riuscirà?

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