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Educazione alla cultura del rispetto della donna, l'impegno di Amos Partenio nel ricordo di Giulia Tramontano

Le preziose testimonianze del senologo Carlo Iannace, della psicologa Federica Bottillo e della professoressa Fatima Cillo

Durante l’ultima giornata dedicata alla prevenzione, svoltasi domenica scorsa a Cervinara, tutti hanno indossato il fiocco rosa simbolo della lotta al tumore al seno. Questa volta, però, con sopra una perlina nera in segno di lutto per la scomparsa di Giulia Tramontano e del suo bambino mai nato. I messaggi che il fidanzato le inviava a poche ore dall’omicidio, i dettagli di come ha fatto finta di nulla per i giorni successivi. Alessandro Impagnatiello, il killer della 29enne Giulia Tramontano assassinata mentre era incinta di sette mesi del loro bambino, continua a riempire le pagine dei giornali a giorni dal delitto di Senago, in provincia di Milano. Amos Partenio ha raccolto le testimonianze del senologo Carlo Iannace, della psicologa Federica Bottillo e della professoressa Fatima Cillo, non solo sull’importanza della prevenzione ma sull’educazione alla cultura del rispetto della donna. 

"Viviamo in una società che non ha ancora capito l'importanza del rispetto della donna; non soltanto durante la malattia, ma in ogni singolo momento", ha affermato il dott. Iannace. "La prevenzione non può essere soltanto sanitaria. La prevenzione deve iniziare nelle scuole, è lì che il bambino si forma. Bisogna accettare e rispettare tutte le diversità". 

"Lavoriamo per educare i giovani al rigetto della cultura patriarcale", aggiunge la psicologa Federica Bottillo. "Bisogna insegnare ai più giovani come riconoscere i segnali e il rispetto della libertà altrui. Bisogna imparare a chiudere aiuto, senza vergognarsi. Questo è il primo passo verso il futuro". 

"Una storia raccapricciante in cui sono state tolte due vite: quella della madre e quella del bambino", conclude la professoressa Fatima Cillo. "Dobbiamo parlarne il più possibile, con una prevenzione a tutto campo. Educare giovani e meno giovani a parlarne, anche con l'aiuto di un medico. Questa è l'unica strada per uscirne". 

La volontà di Giulia di andarsene e il movente dell'omicida

Giulia voleva lasciarlo. Aveva scoperto di essere stata tradita, e voleva allontanarsi. "Accetta la mia decisione e chiudiamo il discorso. Non voglio altre discussioni, frustrazioni, ansie e rabbia continua, lasciami stare”, gli aveva scritto. “Veramente prima ancora di far nascere un bambino tu vuoi già dividerci? - scriveva invece il 30enne - Vuoi farlo nascere con due genitori già separati? Ma che madre sei!". Emersa oramai chiaramente una vicenda di prevaricazioni, di tentativi tossici di disporre dell’altra persona, ma purtroppo dall’epilogo peggiore che potesse esserci.

La stessa ammissione di colpa da parte dell’omicida lascia sgomenti. L’avrebbe uccisa a suo dire per lo “stress” che stava vivendo a causa “non solo della gestione delle due ragazze” con cui aveva contemporaneamente una relazione, “ma anche per il fatto che altri ne fossero venuti a conoscenza, per esempio sul luogo di lavoro”. Sarà determinante, al fine di stabilire la pena, se gli verrà riconosciuta l’aggravante della premeditazione o meno.

L'assassinio e il tentativo di depistare le indagini

Ciò che è certo è che una volta accoltellata a morte la sua compagna il 30enne, barista particolarmente in vista nella movida milanese, abbia lucidamente provato a fare di tutto per depistare le indagini, dallo sbarazzarsi del corpo fino a fingere sincera preoccupazione per la donna.

Dopo averla accoltellata fatalmente alla gola, Impagnatiello ha raccontato agli inquirenti di aver portato il corpo in bagno, di averlo messo nella vasca e di aver provato più volte a dar fuoco al cadavere. “Poi alle cinque del mattino, visto che il giorno dopo dovevo andare a lavorare, mi sono buttato a letto”, ha spiegato a chi lo interrogava. Il giorno dopo nel pomeriggio tornato da lavoro ha denunciato la scomparsa della 29enne. Quindi ha spostato il corpo nel box dell'abitazione, quindi nel garage, infine nel bagagliaio del suo Suv. A suo dire il cadavere di Giulia è rimasto lì per altre ore. “Alle 2.30 di mercoledì l'ho gettato nel luogo in cui è stato rinvenuto. Per un giorno sono andato in giro con il cadavere”.

Intanto fingeva preoccupazione. “Ho i giornalisti che mi stanno molestando sotto casa, ti prego è invivibile così mia mamma piange, mio fratello e Luciano pure, ti prego. Siamo al 4 giorno oggi, finiscila con questa storia e batti un colpo, ti supplico”, scriveva alla fidanzata che lui stesso aveva ucciso, sperando in qualche modo questi messaggi potessero convincere gli inquirenti della sua innocenza.

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