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“Abbiamo una strategia per riaprire a cena”: la proposta delle associazioni al ministro Patuanelli

Fipe e Fiepet lanciano un appello per far riaprire i ristoranti la sera in zona gialla e a pranzo in zona arancione

Un documento presentato da Fipe-Confcommercio e da Fiepet-Confesercenti a Stefano Patuanelli, ministro per lo Sviluppo economico, parla chiara: bisogna restituire dignità al settore dei Pubblici esercizi organizzando un piano preciso che porti alla riapertura in sicurezza dei locali.

Lo scopo è quello di far riprendere l’attività serale di ristorazione nelle zone gialle e di dare la possibilità ai locali di rimanere aperti fino alle 18 nelle zone arancioni.

“Nonostante gli investimenti già fatti dagli imprenditori del settore – spiegano Fipe e Fiepet - siamo disponibili a implementare i protocolli sanitari, coinvolgendo anche il Comitato tecnico scientifico, con l’obiettivo di riprendere l’attività serale di ristorazione nelle Regioni gialle e dare la possibilità ai locali di restare aperti almeno sino alle 18 nelle zone arancioni”. 

“Nel 2020 il mondo della ristorazione è rimasto chiuso in media 160 giorni, mentre le imprese di catering e i locali di intrattenimento hanno di fatto perduto l’intero anno. Ecco perché – proseguono le associazioni di categoria – è essenziale rafforzare le misure economiche a sostegno del settore, a cominciare dal decreto ristori Quinques, rivedendo i meccanismi di calcolo dei contributi a fondo perduto su base annua. Non solo. È indispensabile esentare i Pubblici esercizi dal pagamento dell’Imu 2021, prolungare gli ammortizzatori sociali fino al termine del periodo di crisi, intervenire sulle locazioni commerciali, prorogando di altri 4 mesi il credito d’imposta e incentivando i locatori a ridurre i canoni ed estendere a 15 anni il periodo di ammortamento anche dei prestiti fino a 800mila euro garantiti dal Fondo Centrale di garanzia. Provvedimenti straordinari per far fronte a un’emergenza straordinaria, che rischia di far scomparire un settore che dà lavoro a 1,2 milioni di persone e rappresenta una componente essenziale della filiera agroalimentare e dell’offerta turistica del nostro Paese”.

“Serve ingranare una marcia diversa – concludono Fipe e Fiepet -, che inverta la stessa impostazione di principio riservata in questi mesi al settore dei Pubblici Esercizi, vittime di un rating reputazionale massacrato dalle insinuazioni sulla sicurezza e dalla classificazione di attività “non essenziali. Le nostre imprese non sono interruttori, ma da sempre tengono accesa la luce in tutto il Paese: oggi meritano questo rispetto”

VACCINO 

A livello più generale, e di prospettive, i rappresentanti dei pubblici esercizi italiani affrontano anche il tema della campagna di vaccinazione chiedendo "l’inserimento degli operatori del comparto tra le «figure professionali alle quali assegnare priorità nella somministrazione dei vaccini, espletate le operazioni di vaccinazione per le professioni sanitarie e soggetti più a rischio.Inoltre, per favorire la graduale ripartenza in sicurezza, andrebbe previsto un passaporto per i vaccinati che permetta loro la libera circolazione e frequentazione nelle nostre attività di pubblico esercizio".

Le proposte

In breve, il documento propone:

  • la possibilità, in zona gialla, di riaprire al pubblico alla sera e, in zona arancione, a pranzo e fino alle ore 18 (con permesso di vendita da asporto);
  • l'inserimento degli addetti dei pubblici servizi tra le categorie prioritarie a cui somministrare il vaccino anti Covid, subito dopo il personale sanitario;
  • l'attivazione graduale del passaporto sanitario per la clientela già stata sottoposta al vaccino;
  • la disponibilità a sottoscrivere nuovi protocolli d’intesa con le istituzioni per consentire la riapertura, è necessaria per superare la crisi del settore: da inizio pandemia, ricorda Confcommercio, gli esercizi hanno subìto oltre 160 giorni di chiusura e ci sono attività, come il catering, ferme da un anno.

Al ministro, inoltre, è stata fatta presente l’opportunità di prevedere discipline diverse per locali diversi, distinguendo tra ristoranti ampi e piccoli bar: quelli del primo tipo «potrebbero riaprire con determinate accortezze: obbligo di prenotazione, di misurazione della temperatura all’ingresso, di pagamento elettronico», mentre un locale piccolo, «costretto a restare chiuso, dovrà beneficiare di aiuti di sostegno effettivi». Infine, in prospettiva, «occorre rafforzare le misure economiche di supporto al settore»

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