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Scandone, è scontro tra Basile e i soci di minoranza: "Devono dimostrare di aver pagato"

Il liquidatore risponde con una nota alle dichiarazioni di Sampietro e Alborea

"L'uscita da un Consiglio di Amministrazione non comporta la perdita del ruolo di socio, né tantomeno il decadimento degli obblighi che ne derivano". Luciano Basile, liquidatore della Scandone Avellino, charisce la questione sollevata dai soci di minoranza, Giuseppe Sampietro e Pasquale Alborea, riguardanti debiti che i due soci, a detta dello stesso liquidatore, non avrebbero mai saldato alla società biancoverde.

Sampietro e Alborea negano: "Le dichiarazioni di Basile non corrispondono al vero"

Tutto parte da un'intervista pubblicata su "Il Ciriaco" - fonte, peraltro, menzionata dallo stesso Basile nel comunicato stampa diramato poco fa - in cui Sampietro e Alborea si dichiarano sorpresi dalle richieste avanzate dal liquidatore della Scandone: la società sarebbe, infatti, creditrice per un valore complessivo di ben 90.000 euro, con i due soci di minoranza chiamati a saldare tale cifra, insieme ad altri due ex componenti del CdA della società irpina.

"Se c'è qualcosa da pagare, e questo è comunque dubbio, va dimostrato" hanno affermato, all'unisono, i due soci del sodalizio biancoverde. In particolare, secondo Sampietro:

"Le dichiarazioni del liquidatore Basile risultano come una grande e poco piacevole sorpresa. Onestamente, mi sento di poter dire che non corrispondono al vero".

Non si è fatta attendere, quindi, la controrisposta di Basile, con la nota ufficiale emessa in giornata.

Il comunicato stampa della Scandone

Ecco la nota del liquidatore del club biancoverde: "In merito alle dichiarazioni rilasciate dai soci di minoranza Giuseppe Sampietro e Pasquale Alborea alla testata giornalistica online 'Il Ciriaco', la S.S. Felice Scandone, nella persona del liquidatore Luciano Basile, intende fare alcune precisazioni. Innanzitutto è opportuno operare una distinzione tra il ruolo di membro del Consiglio di Amministrazione e quello di socio, troppo spesso sovrapposti e confusi all’interno dell’articolo. L’uscita dal CdA, infatti, non comporta la perdita del ruolo di socio, né tantomeno il decadimento degli obblighi che ne derivano. Un’altra precisazione doverosa riguarda la dichiarazione posta in apertura dell’articolo: 'Se c’è qualcosa da pagare, e questo è comunque dubbio, va dimostrato'. Non spetta infatti alla società dimostrare i crediti vantati nei confronti dei soci di minoranza, ma sono i soci stessi a dover provare di aver effettuato i pagamenti a cui erano tenuti. Se la storia delle imprese sportive della Scandone è scritta nei libri e negli annali del basket, infatti, quella contabile e societaria è scritta nei bilanci, approvati da tutti gli ex membri del CdA, nonché dai soci, e depositati presso la Camera di Commercio. Al loro interno è possibile rinvenire l’elenco dettagliato e preciso degli importi dovuti. Appare inoltre poco credibile che le affermazioni del liquidatore Basile siano risultate 'una grande e poco piacevole sorpresa' per i soci di minoranza, in quanto le stesse dichiarazioni, comprensive di nomi e cognomi, erano già state rese alla stampa a gennaio 2020, tant’è che alcuni avevano anche già manifestato la loro volontà di provvedere e saldare le pendenze in questione. Bisogna infine puntualizzare che i crediti vantati rispetto alla Scandone da alcuni soci di minoranza, anche essendo eventualmente oggetto di contenzioso verso la società sportiva, nulla hanno a che vedere con il loro ruolo di soci di minoranza. Si tratta infatti di vicende completamente distinte e, qualunque sia l’esito del contenzioso in atto, non esimerà alcun socio dal versamento delle quote dovute".

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