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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Dolcetto o scherzetto?: questo è il dilemma ad Halloween

Nella notte di Halloween, gruppi di bambini e ragazzini bussano alle porte delle nostre abitazioni ponendo il famoso interrogativo derivato dall'inglese "Trick or treat"

Siete pronti a rispondere alla "paurosa" domanda "Dolcetto o scherzetto?". Questa sera, bambini travestiti busseranno alle nostre porte per chiedere divertiti il famosissimo “trick or treat” americano, con l'intento di accaparrarsi dolciumi e altre tipologie di leccornie, traendone così un ghiotto e ricco bottino alla fine della notte più spaventosa dell'anno. Nei territori anglosassoni e negli Stati Uniti, questa usanza è da sempre molto attesa da parte dei più piccoli e da diversi anni si è diffusa anche in Italia facendo divertire bambini e ragazzi.

Le origini di "dolcetto o scherzetto"

Ci si traveste in fantasma, scheletro, pipistrello, zucca, poi si esce di casa con una piccola borsa per riporre i dolci ricevuti dai vicini di casa e quando cala il buio ecco che inizia la danza dei campanelli: dolcetto o scherzetto?. In base a quella che è la risposta dei proprietari delle case segue un’azione. Se non volete incappare nell’incognita dello scherzetto, è meglio non farvi trovare impreparati e fare scorta di tanti dolci, snack e caramelle e rispondere "dolcetto" senza esitazione alcuna.

L'espressione "Trick or treat" è l'abbreviazione di una filastrocca inglese che fa così: Trick or treat, smell my feet, give me something good to eat . La traduzione in italiano è: "Dolcetto o scherzetto, annusa i miei piedi, dammi qualcosa di buono da mangiare".

Ma quali sono le origini di questa usanza? Per alcuni risalirebbe ad una tradizione irlandese secondo la quale molte persone andavano in giro chiedendo offerte, soldi e cibo per la preparazione della festa di “San Columb Kill”.  

Altri sostengono che l'origine di tale "pratica" risieda nell'antico Medioevo: in occasione di Ognissanti, poveri e mendicanti andavano di casa in casa alla ricerca del Dolce dell’anima, una pietanza (dolce) dalla forma quadrata realizzata con la pasta del pane e decorata con uva sultanina; in cambio, questi offrivano preghiere per i defunti, ritenendo che i morti rimanessero per un determinato periodo nel limbo, prima di accedere al Paradiso, e che le preghiere di estranei, oltre a quelle dei parenti, potessero accorciare la permanenza in questo luogo.

Altri, rifacendosi nuovamente alla tradizione celtica, ritenevano che l’offerta di dolci fosse un modo per ingraziarsi le fate che, altrimenti, avrebbero organizzato dei brutti scherzi. Nella tradizione celtica le fate erano spesso considerate ostili e pericolose dagli uomini, risentiti del dover condividere con loro le proprie terre.

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