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Partito Democratico, i destini di De Blasio e Foti: chi cadrà dalla torre?

Carmine De Blasio sfida a viso aperto i suoi “contestatori”, Paolo Foti si ammorbidisce rispetto i suoi “ribelli”

Carmine De Blasio sfida a viso aperto i suoi “contestatori”, Paolo Foti si ammorbidisce rispetto i suoi “ribelli”. E’ la sintesi dello stato di salute del Partito Democratico in queste ore. Il primo scrive su facebook in modo spudorato (Non firme, persone  in carne ed ossa) lanciando l’ennesimo attacco a chi vuol defenestrarlo. Non sarà domenica la conta decisiva ma almeno si sapranno con tanto di firma coloro che sono intenzionati a mandare a casa il segretario De Blasio.

Famiglietti, D'Amelio, Festa e Todisco non vogliono fare sconti. L’incartamento sarà consegnato in modo da mettere al voto la mozione di sfiducia a De Blasio alla prossima assemblea.

Vi ricordate quando parlammo di agnello sacrificale? La linea seguita è proprio quella: Foti “venderà” l’anima ai ribelli in comune pur di restare in sella, acconsentendo in silenzio alla caduta di De Blasio e nel contempo dando spazio alle varie anime in Consiglio per continuare fino al 2018. Suggestioni? Non crediamo. Per ora due caselle si sono liberate in Giunta. Qualche altra testa potrà cadere nel segno dell’accordo.

 I destini di De Blasio e Foti viaggiano di pari passo. Una prima apertura seppur timida Foti l’ha fatta in consiglio: “da cattolico sono predisposto al perdono, c'è sempre tempo per modificare le proprie posizioni e sono convinto che nei prossimi giorni ci sarà una risposta, qualsiasi essa sia, io confido positiva, da parte di tutti i componenti di maggioranza. Non ha senso continuare a non essere coerenti con il mandato elettorale ricevuto. C'è ancora tempo per ritrovare le condizioni che possano permettere a tutti di concorrere all'obbligo politico e morale di portare avanti questa esperienza amministrativa”.
Il quadro è delineato.

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