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Turismo, area pilota "Alta Irpinia": Barca invita i sindaci a portare avanti il progetto

Nel giro di sette giorni i sindaci dovranno porre in essere la bozza definitiva che verrà spedita agli uffici della regione Campania e a Palazzo Chigi. Sperando che non sia l'ennesimo progetto senza capo né coda

Chissà quanti sindaci presenti all’incontro sull’ Area Pilota “Alta Irpinia” tenutosi alla Comunità Montana “Alta Irpinia” di Calitri con Fabrizio Barca, dirigente generale del Ministero dell’Economia  hanno capito il senso delle parole dell’ex ministro.

Nonostante non sia irpino, ha una visione futura: “E’ necessario immaginare una sequenza, quindi una scala di priorità e io credo che sia opportuno partire proprio dal turismo e dalla cultura perché in questi territori il patrimonio è enorme e il divario tra l’offerta che già c’è e la domanda è tale che basta davvero poco per cominciare ad incassare”.

Ma avranno compreso le oltre venti fasce tricolori in rappresentanza dei propri comuni il senso di queste parole? Lo speriamo, anche se le premesse non sono delle migliori visto i danni provocati negli ultimi venti anni. Il progetto pilota “Alta Irpinia” ha un valore se visto non in modo egoistico da ogni sindaco che pur di incassare qualche benefit per la propria comunità si lascia sfuggire l’obiettivo principale: quello di fare rete.

Ma per far ciò c’è bisogno di un fulcro. Perché non partire dalla vetta Raiamagra sull’Altopiano del Laceno e mettere un punto fisso in tema di sviluppo turistico? Una località abbandonata al destino di pochi imprenditori che tra mille difficoltà sopravvivono, tra l’indifferenza generale, senza esclusioni di Enti: dal Comune, dalla Provincia, dalla Regione. In questi anni si sono spese tante belle parole, si sono fatte tante promesse, ma di concreto non c’è stato nulla.

Eppure il presidente dell’area pilota e sindaco di Nusco Ciriaco De Mita è ad un tiro di schioppo da quella bellezza naturale e paesaggisticamente interessante che soprattutto nel periodo invernale garantisce turismo con flussi in ingresso da tutto il centro sud diversificando l’offerta campana. Le aree interne hanno un motivo di essere chiamate così poiché non hanno il mare…ma vivono di montagna e ambiente. Da noi può ben coestistere anche il turismo religioso (Materdomini – Montevergine).  

Lo stesso Barca ha rimarcato che “in questi territori c’è un’industria diffusa che attrae, un patrimonio forestale enorme che va utilizzato in termini produttivi e che può rappresentare un volano di turismo, c’è l’acqua, dunque il "Contratto di fiume" al quale è importante lavorare con determinazione, ci sono le tante agricolture. C’è un artigianato di altissima qualità e poi ci sono i borghi, i centri storici e la cultura. Qualcuno potrebbe dire che è troppa roba, io dico di no. Io dico che tutto può stare insieme e che, immaginando di scegliere solo alcune di queste leve, romperemmo il patto di cooperazione che abbiamo così faticosamente costruito”.

Ma caro Barca, noi che conosciamo chi ci rappresenta, siamo certi che questa sarà una ulteriore occasione mancata. Perché non c’è la volontà di far progredire l’Irpinia. Come ha ben rappresentato l’ex ministro: “Nei prossimi 40/60 giorni, in questi territori ci saranno eventi anche straordinari capaci di attrarre enormi flussi turistici. Il mio invito a voi è quello di porre in essere un’indagine capillare di questi flussi turistici per capire chi sono, come arrivano in Irpinia, cosa cercano, cosa gli resta in termini positivi e negativi. Perché questo è fondamentale per conoscere il territorio e comprendere come orientarne lo sviluppo”.

Ma qui trova una classe amministrativa priva di idee, senza visione e mordente. Nel giro di sette giorni i sindaci dovranno porre in essere la bozza definitiva che verrà spedita agli uffici della regione Campania e a Palazzo Chigi. Sperando che non sia l’ennesimo progetto senza capo né coda.

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