A Gesualdo la lotta tra il bene e il male, ritorna il tradizionale Volo dell'Angelo
Domenica 25 agosto torna l'appuntamento con il Volo dell’Angelo a Gesualdo. L’ultima domenica del mese d’agosto, in occasione della festa di San Vincenzo Ferreri, si tiene nel comune irpino la sacra rappresentazione ultracentenaria del volo dell’Angelo. I visitatori, riuniti in Piazza Neviera, assistono al solenne rito secolare in onore del Santo protettore del piccolo borgo medievale, che consiste in una processione che culmina nel simbolico volo di un bambino (che rappresenta l’Angelo) legato ad una fune d’acciaio tesa fra la torre del Castello di Gesualdo e il campanile della Chiesa del SS.Rosario.
Sospinto lungo la fune con l'ausilio di carrucole, l'angelo inizia il "volo" fino al centro della sottostante Piazza dove da un palco emerge un uomo vestito da Diavolo. L'angelo e il diavolo ingaggiano una cruenta disputa dialettica ricca di colpi di scena. Conclusa la recita l'angelo completa il suo volo giungendo al campanile. In serata, al termine della processione, l'angelo ripercorre il tragitto al contrario nel simbolico Ritorno al Cielo.
Cenni storici
I primi solenni festeggiamenti in onore del Santo taumaturgo San Vincenzo Ferreri vengono fatti risalire all'anno 1822, visto il ritrovamento di un manifesto celebrativo del primo centenario dell'avvenimento datato appunto 1922. Le origini della manifestazione rimangono invece ancora non chiarite del tutto, infatti dagli archivi della Confraternita della Chiesa del SS. Rosario sono emersi pochi esaustivi elementi per una precisa ricostruzione storica. Il primo documento che ne fa esplicita menzione è datato 21 Agosto 1841 (Cfr: G.Fulcoli, "La tradizione popolare e la festa di san Vincenzo in La Chiesa e il Convento del SS.Rosario a Gesualdo, Avellino, De Angelis Editore 2002). Altre date significative sono: anno 1833, costituzione del primo Comitato-Festa e il 1876, anno in cui le cronache riportano l'infausto evento della rottura della fune (allora fatta di semplice canapa) e la caduta dell'angelo che - si racconta - si salvò cadendo nella fitta vegetazione che allora circondava la fortificazione del castello. Questo avvenimento suscitò una grande emozione nei presenti, tanto che molti gridando al miracolo alzarono inni e preghiere in onore del Santo. La tradizione racconta che la nuova fune che avrebbe dovuto sorreggere l'angelo, stavolta d'acciaio, venne donata da un gruppo di emigranti gesualdini a lavoro su un mercantile statunitense attraccato nel porto di Napoli.