"La casa borghese e altri modi di abitare ad Avellino": l'esposizione dei progetti degli studenti di architettura
Nella giornata di domani, alle ore 15, nell'aula Edile-Architettura, avrà luogo un'esposizione pubblica dei lavori progettuali svolti dagli studenti dell'Università degli Studi di Salerno nel corso primo semestre del corso di Architettura e Composizione Architettonica diretto da Roberto Vanacore.
La "casa borghese e altri modi di abitare" è il tema principale. I siti selezionati per i progetti sono alcuni vuoti urbani nel centro storico di Avellino, denominati "buchi neri", situazioni rimaste irrisolte dal sisma del 1980.
Abbiamo intervistato Felice De Silva membro del team di architetti, insieme a Manuela Antoniciello, guidato da Roberto Vanacore:
Come nasce questo progetto?
"Si tratta di una serie di sperimentazioni progettuali che sono state fatte nell’ambito del corso di architettura e "Composizione architettonica 1" che è un corso di progettazione tenuto dal Prof. Arch. Roberto Vanacore presso il Corso di Laurea di Ingegneria Edile/Architettura all’Università degli Studi di Salerno. Nel team ci siamo anche io e la dottoranda Manuela Antoniciello e lavoriamo da alcuni anni sul tema dell’abitare. Abbiamo lavorato spesso su Avellino occupandoci dei quartieri residenziali pubblici, abbiamo studiato i vuoti urbani a Via Francesco Tedesco. Quest’anno abbiamo scelto i viali più centrali, nei pressi del Corso Vittorio Emanuele e la Collina della Terra. Sostanzialmente il tema delle sperimentazioni progettuali che abbiamo sviluppato è stato il disegno di nuovi spazi dell’abitare all’interno di cinque piccoli vuoti che si trovano nel tessuto urbano del centro storico di Avellino, frutto dei crolli a seguito del terremoto dell’’80. Segni questi ultimi, dopo ben 40 anni, ancora oggi di discontinuità e di incompiutezza del tessuto urbano. Stranamente questo accade in aree rappresentative della città di Avellino, in quanto centrali".
"Quindi noi abbiamo chiesto agli studenti di indagare il sistema dell’abitare seguendo due tipologie di abitazione: la casa borghese e la casa per lo studente. Ad esempio una delle aree di interesse è quella lungo Corso Vittorio Emanuele che fa angolo con Vicolo Giardinetto; un’altra area è quella che sta di fronte ed è quella contigua all’ex banca popolare d’Irpinia, che è importante tanto quanto il vicino Carcere Borbonico. Abbiamo inoltre individuato altre aree che si trovano su Collina della Terra, prospiciente a Via Seminario. È significativa come zona poiché insistono anche elementi monumentali, come il Duomo, Palazzo De Conciliis, il Teatro Carlo Gesualdo. Un’altra area ancora indicata come oggetto di studio insiste su Corso Umberto I, di fronte la Fontana di Bellerofonte, di grande presenza monumentale insieme alla torre di Fanzago".
"In sostanza, il tema è stato proprio quello di coniugare il ragionamento sull’abitare la casa borghese e la casa dello studente con il ragionamento sul tessuto urbano della città di Avellino e sulla sua storia. Il tutto con un approccio di “risarcitura” di questi luoghi: risarcitura come “ricucitura”, quindi del completamento di questi luoghi; ma anche come “risarcimento” di questi luoghi, perché questa città ha bisogno di essere risarcita dopo 40 anni da quell'evento catastrofico che l’ha segnata".
Dopo quarant’anni il tema del terremoto in Irpinia rimane sempre attuale, quindi questa esposizione si presenta anche come un messaggio alla comunità?
"Assolutamente si presenta come un messaggio alla comunità di Avellino. Lavoriamo molto su questa città, anche perché l’Università di Salerno deve costruire delle relazioni pure con quelle che sono le richieste della città. Un tema importantissimo che la città chiede con forza, quindi abbiamo ritenuto necessario lavorare su questi vuoti che ancora oggi sono presenti".
Quindi ti aspetti che possano partecipare le figure istituzionali, anche l’amministrazione, per dare un segno di vicinanza a questo tema?
"Noi ce lo auguriamo fortemente, perché è un lavoro importante per la città e la comunità intera, quindi che l’amministrazione in primis possa prenderne parte. Gli studenti con noi si sono messi in gioco per dare delle risposte alla città, accendendo questo tema per dare delle risposte e farlo ripartire nelle sedi opportune".