"A Lumanera", a Mercogliano il grande falò per i Santi Patroni con musica e degustazioni
Torna a Mercogliano il grande appuntamento con A Lumanera. Il 14 febbraio per celebrare i santi patroni Modestino, Fiorentino e Flaviano, i cittadini si riuniscono intorno alla tradizione del rinomato focarone. Un rito antico che quest' anno viene festeggiato in grande stile grazie ad una organizzazione strutturata guidata da alcuni giovani del comune irpino.
"Sebbene l'evento sia molto sentito e partecipato, in particolar modo dai giovani, esso è sempre stato un momento di aggregazione spontanea e poco legato ad un'organizzazione strutturata - spiegano i promotori dell'iniziativa- Siamo un gruppo di ragazzi mercoglianesi, che hanno a cuore questa tradizione, raccontataci dai nostri nonni, insegnataci dai nostri padri e vogliamo dare “nuova vita” a questa usanza, facendola diventare anche una vetrina di tutte quelle tipicità che contraddistinguono il nostro territorio e la nostra identità mercoglianese e anche un momento di riflessione sulla storia ed il significato di questo rituale così articolato e antico.
Come vuole la tradizione, vogliamo far si che questo evento sia un momento aggregativo ma che sappia coinvolgere ben oltre i confini mercoglianesi.
Una cosa che già in parte viene fatta dai nostri amici della band folk chiamata proprio ’A Lumanera che da anni portano il nome di questa tradizione in giro per l’Italia cantando nel nostro dialetto e raccontando con le loro canzoni piccoli aspetti dell’essere mercoglianesi.
Proprio per questo abbiamo colto l’occasione per legare in maniera indissolubile tradizione e musica e per la prima volta ‘A Lumanèra arderà accompagnata dalla musica de ‘A Lumanèra".
STORIA
Se ci si rifà alla tradizione orale, ‘A Lumanèra (questo il termine utilizzato da chi vive nel paese) è sicuramente una delle più longeve tradizioni mercoglianesi che pone le sue radici storiche nella più profonda ritualità che caratterizza molti dei contesti contadini meridionali.
Un’usanza probabilmente già presente nelle antiche pratiche pagane inglobata più o meno sinergicamente in quelle cristiane in seguito all’opera di conversione dagli evangelizzatori.
Il grande falò, appiccato in onore dei santi patroni Modestino, Fiorentino e Flaviano (dediti a metà del 300 d.C. alla conversione di chi abitava il territorio mercoglianese), era un immancabile appuntamento per il calendario della comunità contadina che viveva all’ombra del Partenio.
Intorno alla potenza evocatrice e catartica del fuoco si rinsaldavano legami e rapporti sociali, si vivevano momenti di convivialità e si esorcizzavano le paure e le inquietudini di una comunità che doveva superare il rigido inverno e propiziare un veloce avvento della “bella stagione” e di un rigoglioso raccolto.
Attestata in numerosi documenti del ‘700 è proprio la profonda e già consolidata devozione di tutti i coltivatori locali nei confronti del santo vescovo di Antiochia. A lui erano rivolte preghiere e ringraziamenti per la produzione agricola (soprattutto delle nocciole).
Una tradizione quindi legata a doppio filo con la vocazione prettamente agricola della Mercogliano di un tempo e le pratiche devozionali contadine ma che ha anche saputo rinnovarsi, modificarsi, rimodularsi e persistere, rimanendo, però, nell’immaginario collettivo mercoglianese, elemento rappresentativo della comunità e della sua storia. Una carta d’identità locale nella quale coesistono, passato e presente, sacro e profano, luce e buio, in poche parole: ‘A Lumanera.