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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Una beffa per le mamme: addio al bonus baby sitter per il 2019

L'Inps ha comunicato che il contributo per il baby sitting di cui potevano usufruire le mamme lavoratrici non è stato prorogato per il 2019

Brutte notizie per mamme e papà italiani. Il bonus baby sitter non è stato prorogato per il 2019. Addio quindi al contributo per le mamme lavoratrici che, fino allo scorso anno, potevano usufruire di 600 euro mensili per il baby sitting, erogabili fino ad un massimo di 6 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 3 mesi per le autonome. La triste conferma arriva da un comunicato dell'Inps, pubblicato anche su Twitter, in cui viene annunciata l'abrogazione del bonus che era rivolto alle lavoratrici dipendenti pubbliche o private e anche alle lavoratrici iscritte alla Gestione Separata, comprese le libere professioniste non iscritte ad altre forme previdenziali obbligatorie.

Addio al bonus baby sitter 2019

“Dal 1° gennaio 2019 – si legge nel comunicato dell'Istituto di Previdenza – non è più possibile presentare domanda per accedere a tale contributo”. Una notizia che non farà certo piacere ai genitori, in particolare alle mamme lavoratrici, che potevano tornare a lavorare 'a cuor leggero' potendo contare sull'aiuto di una baby sitter regolarmente assunta, che poteva essere pagata con il relativo bonus.

A fare da contraltare a questo 'taglio' c'è invece il potenziamento del Bonus Nido, il cui importo è stato elevato da 1.000 a 1.500 euro su base annua, per il triennio 2019-2021. Nonostante questo aumento, la 'bilancia' degli interventi normativi a favore della famiglie sembra essere comunque a svantaggio di quest'ultime, non soltanto a causa della cancellazione del bonus baby sitter, che nel 2017 era stato d'aiuto a oltre 8mila mamme, per una spesa totale di poco superiore ai 29 milioni di euro. 

Addio bonus e nuovo congedo

Come detto in precedenza, non si tratta della prima misura che non sembra essere pienamente a vantaggio delle mamme. Oltre all'abrogazione del bonus baby sitter c'è un'altra novità che sta facendo molto discutere, vale a dire quella relativa alla possibilità per le donne lavoratrici di lavorare fino all'ultimo giorno di gravidanza, per poter sfruttare il congedo parentale per intero dopo la nascita del bambino o della bambina. Un'opzione non obbligatoria ma che ha scatenato la preoccupazione dei sindacati, che hanno parlato di “nuovo sfruttamento” e di “passo indietro rispetto alle conquiste sociali degli ultimi anni”, e dei medici, allarmati dall'imprevedibilità delle ultime settimane di gravidanza, in cui è spesso consigliabile per una donna incinta restare sotto controllo e non sottoporsi a sforzi di alcun genere. 

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"Donne e famiglie penalizzate"

Per capire meglio i possibili effetti e le conseguenze di queste misure abbiamo chiesto un commento a Rosaria D'Anna, presidente dell'AgeAssociazione Italiana Genitori: "Il primo sentimento di fronte a questa notizia è di perplessità, anche perché si fanno sempre meno manovre in sostegno alla famiglia e alle donne che lavorano. Noi speriamo che vengano fatti sempre degli sforzi in più, non in meno.  Anche se è stato aumentato il Bonus Nido, questo non basta come sostegno alla genitorialità".

Ma lo stop al bonus baby sitter non è l'unica dolente per le mamme, come confermato dal presidente dell'Age: "Se a questo aggiungiamo anche la novità riguardante il congedo di maternità otteniamo un effetto boomerang penalizzante per la donna e per l'intero nucleo familiare. E' vero, è stato aumentato il periodo di congedo per i papà, ma siamo sempre di fronte ai soliti 'contentini' e di misure concrete e mirate non ne vedo. Anzi, nonostante siano cambiati vari governi, noi come Associazione Italiana Genitori, stiamo notando che al livello di politiche familiari nessuno brilla e poco cambia".

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Sulle possibili soluzioni, secondo Rosaria D'Anna servirebbe un vero e proprio 'cambio di rotta': "Nessuno si domanda cosa possiamo fare per andare incontro a chi vuole mettere su famiglia. Servono delle manovre serie che non siano soltanto rivolte all'assistenzialismo occasionale, secondo noi ci sarebbe bisogno di interventi continuativi, che abbiano una metodologia e che vadano a favorire tutto il nucleo familiare, perché la donna in questo senso è maggiormente penalizzata, ma alla fine a pagare è sempre tutta la famiglia. Spesso ci rivolgono la domanda sul perché non si facciano più figli e sia crollato il tasso di natalità. Un problema che riguarda le coppie giovani che, da un lato hanno problemi ad inserirsi nel mondo del lavoro, e dall'altro non vengono sostenuti da misure che favoriscano la costruzione di una famiglia".

"Noi come associazione - conclude il presidente Age - continuiamo a guardare con perplessità e preoccupazione quello che avviene. Anche se si introducono delle manovre che possono essere accolte in maniera positiva, vediamo ancora che per le famiglie non c'è ancora abbastanza attenzione. Prima di preoccuparci della scarsa natalità dovremmo preoccuparci di sostenerla in maniera adeguata".

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