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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Rating ultima fase, Moody's conferma il voto dell'Italia: a un passo dalla sufficienza

Carmine Cioppa ci fornisce un'analisi accessibile del voto Baaa3 e dell'ootlook stabile, esplorando il robusto settore manifatturiero, la salute del sistema bancario e le sfide del Piano nazionale di ripresa e resilienza

Moody’s ha confermato il rating Baa3 e ha alzato l'outlook da negativo a stabile. In termini accessibili anche a chi non è esperto di economia, significa che il voto in pagella dell’Italia è un filino al di sotto della sufficienza (rating) e che, se l’alunno si impegna, ce la può fare (outlook). È un sospiro di sollievo per l’intero Paese, prescindendo dalle simpatie politiche di ciascuno di noi, perché ci pone al riparo dal “commissariamento” dei nostri conti pubblici, come verificatosi con la Grecia qualche anno fa.

È un’approvazione della manovra di bilancio 2024 oggetto di dibattito?

Lo escluderei, anche se sottintende un giudizio positivo per l’attuale governo.

Sarà più semplice argomentare partendo dai tre elementi che sostanzialmente hanno convinto Moody’s a confermare il voto in pagella: (1) un settore manifatturiero “robusto”, (2) un settore bancario “in salute”, (3) un debito pubblico rilevante compensato dall’elevata ricchezza delle famiglie e dal basso indebitamento del settore privato.

Il compito a casa assegnato all’alunno per migliorare l’outlook ha una traccia ben definita: “attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”; con la preoccupazione che “i divari istituzionali” possano “limitare i miglioramenti strutturali alla crescita”.

Quasi un invito alle forze politiche a riscoprire la “convergenza delle rette parallele”, cara ad Aldo Moro, alla luce dell’importanza dell’obiettivo, aggirando i rischi, già in atto, di una perenne campagna elettorale, che si accentueranno in vista delle prossime elezioni europee.

I riflessi positivi di questo giudizio, che si affianca a quello delle altre agenzie di rating, li vedremo già nelle prossime settimane con un miglioramento dello spread, cioè il differenziale, tra i nostri titoli del debito pubblico a 10 anni - i Btp - e gli analoghi titoli della Germania - i Bund – considerato Paese virtuoso.

Per completezza informativa va detto che, al 19/11/2023, tale differenziale è di circa 176 punti, a fronte dei 206 punti di un mese fa.

Il che significa un minor costo (una spesa assolutamente improduttiva) per il Tesoro, in sede di rinnovo dei titoli a scadenza almeno da qui a fine anno, ed un miglioramento del rendimento di chi ha investito in passato nei nostri Btp e che giustamente cominciava a preoccuparsi per il loro andamento.

Un vero record che ha sfiorato circa 200 giorni consecutivi di andamento sfavorevole dei mercati obbligazionari, superando ampiamente quello del 1999.

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