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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

Fiordellisi (CGIL): "Perplessità sulle ZES nel Sud Italia e l'importanza di una visione strategica per lo sviluppo sostenibile"

Franco Fiordellisi (CGIL Avellino) solleva dubbi sulle Zone Economiche Speciali nel Sud Italia

"Sulla proposta delle ZES dovremmo un po’ fermarci a riflettere e non sottacere alcune perplessità sulla configurazione dei confini della Zona economica speciale per tutto il Sud, ovvero un terzo d’Italia, per 23 milioni di cittadini", dichiara Franco Fiordellisi, segretario della CGIL di Avellino.

"Questa proposta portata avanti già nel 2017/18 in particolare dalla Lega, ma che non cambia il segno delle politiche viste finora sullo sviluppo economico, in particolare verso il Sud ma, con il rischio di buttare fumo negli occhi per uno scambio insostenibile ed impossibile tra alcuni sgravi fiscali al sud e sburocratizzazione, comunque orientate ad offrire sostegno alle imprese con agevolazioni di natura fiscale, per avere l’Autonomia Differenziata spacca Italia", aggiunge Fiordellisi.

"L'istituzione delle Zone economiche speciali è una misura importante che come Cgil Avellino abbiamo da tempo sollecitato, ma a condizione che prevedano investimenti AGGIUNTIVI nella definizione delle scelte strategiche per l’industria sostenibile, per le filiere locali da accompagnare nella giusta transizione energetica, digitale e tecnologica, in sostanza dotarsi di indirizzi strategici per lo sviluppo sostenibile localmente e una governance partecipata con le rappresentanze dei territori e delle parti sociali", afferma Fiordellisi.

"In questo modo vedo il rischio di incentivare 'la qualunque' a discapito di occupazione giovanile, femminile e dignitosa, per non parlare di che fine farà lo Sviluppo Sostenibile", sottolinea Fiordellisi con preoccupazione.

"L’idea di estensione delle Zes favorendo la quantità e la qualità degli investimenti è stata da sempre una nostra richiesta facendo attenzione ad evitare possibili effetti di dumping interno, ovvero di competizione sleale, che già ne abbiamo tanta a partire dall’utilizzo dei contratti privati in molte aziende che 'si fanno uno sgravio' di oltre il 40% contrattuale, oppure di codici Ateco non conformi, a queste criticità si aggiungerebbero le risorse da defiscalizzazione", afferma il segretario CGIL.

"Per noi le aree Zes non dovevano essere aree a macchia di leopardo, ma un vasto comprensorio in continuità, nel quale insediare nuove aziende innovative, attraverso adeguate agevolazioni ed una semplificazione burocratica, che rendeva appetibili gli investimenti, così da dare un nuovo impulso industriale, ma anche commerciale, con un’idea generale di sviluppo, definita, ma a me sembra che manchi proprio l’idea generale e definita di sviluppo oppure se c’è non è esplicitata, e non possiamo correre il rischio che la 'piattaforma' mediterranea Sud Italia diventi un unico immenso spazio cementificato dove stoccare prevalentemente merci e semi lavorati esteri da avviare, come un nastro trasportatore in altre aree del mondo o Italia", avverte Fiordellisi.

"Senza contare il rischio che possa esserci soltanto un trasferimento di attività già insediate altrove", aggiunge.

"Per questo, oltre ai sempre facili entusiasmi, occorre massima attenzione, partecipazione, visione dello sviluppo che vogliamo per i prossimi 50/100 anni… nell’utilizzo delle risorse disponibili e nella verifica delle attività che intendono accedere alla Zes", afferma Fiordellisi.

"Debbono essere aziende che creino occupazione incrementale e non sostitutiva, abbiamo tante esperienze negative in tal senso, per cui la tentazione di riciclare l’esistente, soprattutto in situazioni di crisi, per riaprire sotto nuove insegne deve essere evitato", sottolinea il segretario CGIL di Avellino.

La definizione ed integrazione tra infrastrutture materiali è fondamentale, come per le infrastrutture immateriali, per nostre aree periferiche montane solo in questo modo, garantendo la mobilità fisica e sociale dei cittadini si apporterebbero vantaggi a tutte e tutti e all’economia del territorio, rendendo raggiungibili tutti i nuclei industriali e i PIP locali, altrimenti il rischio concreto è di avere investimenti nelle aree del Sud morfologicamente ed ortograficamente più accessibili e semplici da raggiungere lungo le direttrici viarie e molte nostre aree corrono il rischio di non essere attrattive più di quanto non lo siano già. Si tratta di preoccupazioni concrete, valide e che intendiamo condividere con lavoratrici e lavoratori, amministratori ed imprese, perché senza programmazione, partecipazione all’idea di sviluppo resta la frantumazione dell’Autonomia Differenziata, basata sulla spesa storica!, e il rischio di Ping Tertitoriale e sociale nel meridione più di quanto già non ci sia. Oltre le beghe politiche tra questa o quella fazione, tra questo o quel rappresentante istituzionale, conclude Fiordellisi.

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