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Esonero Tosap non per tutti, Cna: "Vanno inclusi gli artigiani del food"

La CNA sollecita Governo e Parlamento a modificare l’art. 181 del DL Rilancio che prevede il beneficio fiscale fino al prossimo 31 ottobre soltanto per le attività turistiche e i pubblici esercizi

Nell'attuale formulazione le imprese artigiane come pizzerie a taglio, gelaterie, pasticcerie ecc. non sono ammesse all'esonero del pagamento della Tosap, con una evidente discriminazione nei confronti di decine di migliaia di attività che sono state fortemente penalizzate dalla crisi epidemiologica.

 La CNA sollecita Governo e Parlamento a modificare l’art. 181 del DL Rilancio che prevede il beneficio fiscale fino al prossimo 31 ottobre soltanto per le attività turistiche e i pubblici esercizi.

Nell’attuale formulazione le imprese artigiane come pizzerie a taglio, gelaterie, pasticcerie ecc. non sono ammesse all’esonero del pagamento della Tosap, con una evidente discriminazione nei confronti di decine di migliaia di attività che sono state fortemente penalizzate dalla crisi epidemiologica.

Inoltre le imprese artigiane alimentari che rientrano nel settore della ristorazione con il codice ateco 56 e che effettuano la vendita dei prodotti con consumo sul posto non possono chiedere l’utilizzo di spazi ulteriori, attigui o dislocati, così da garantire le distanze di sicurezza previste dai protocolli.

Una esclusione incomprensibile a giudizio della CNA e in contrasto con tutti i provvedimenti emanati dall’inizio della pandemia nei quali si è sempre fatto riferimento al settore della ristorazione senza alcuna distinzione tra pubblici esercizi e laboratori artigianali. La Confederazione pertanto auspica che nell’iter di conversione del decreto anche le attività artigiane della ristorazione che effettuano somministrazione non assistita di alimenti e bevande vengano inserite tra i beneficiari dell’esonero dal pagamento della Tosap e possano chiedere l’uso di spazi ulteriori.

Il comparto della ristorazione è tra i più colpiti dalla crisi con un impatto sul fatturato dell’ordine del 40-50%, parti a circa 2 punti di Pil con un terzo delle attività a rischio chiusura e la conseguente perdita di 250-300mila posti di lavoro.

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