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Cronaca Frigento

Convento choc a Frigento, spunta un'altra testimonianza: "Cartolina scritta con schizzi di sangue"

I racconti si moltiplicano e il caso rischia di esplodere di nuovo. Nel Vaticano si trema. Una pratica simile se accertata potrebbe stravolgere il clero

L’inchiesta sull’Istituto religioso dei frati dell’Immacolata di Frigento, dove le suore venivano indotte a patti scritti col sangue, a subire vessazioni, mangiare cibi scaduti e a flagellarsi durante le preghiere si allarga con una nuova ammissione da parte di una ex suora. La donna si concede a Corriere tv per una intervista e mostra la cartolina che ha dovuto compilare e firmare col sangue. Una pratica che facevano tutte le suore. 

Nei mesi scorsi una suora si era presentata alle telecamere del Corriere per raccontare il suo calvario all'interno della struttura delle religiose. Ora, mentre la procura di Avellino sta indagando e il dossier è arrivato nelle stanze vaticane, un'altra donna si è fatta coraggio per raccontare la sua esperienza. Al momento di prendere i voti l'increscioso episodio che si rifà alle organizzazioni camorristiche: "Mi chiesero di firmare il patto di sangue con Dio e con padre Stefano Maria Manelli. Con un ago mi sono punto il dito per scrivere su una cartolina raffigurante l'immagine della Madonna, simbolo di povertà, castitià ed obbedienza".

"Sì, quelli sono schizzi di sangue - racconta muovendo tra le mani la cartolina - Ero emozionata, la mano mi tremava. Era un modo per sentirci legate per sempre a quella vita e al Signore. Lo chiamavamo patto di sangue. Ci dicevano che dovevamo tornare alle origini - aggiunge - e noi volevamo farlo. E’ una pratica che abbiamo fatto in tante, soprattutto noi che eravamo le 'prime suore'. Oggi credo non si faccia più. Ecco perché le attuali suore dicono di non saperne nulla. Di queste cartoline credo ce ne siano poche perché ci dicevano di distruggerle o farle sparire dopo aver eseguito il patto. Io ne ho fatte due. Una non riesco a trovarla, l’altra, quella più importante fatta il giorno in cui presi i voti, l’avevo conservata a casa dei miei genitori".

I racconti si moltiplicano e il caso rischia di esplodere di nuovo. Nel Vaticano si trema. Una pratica simile se accertata potrebbe stravolgere il clero.

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