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Cronaca Sant'Angelo dei Lombardi

Zamberletti ritorna a Sant'Angelo dopo 36 anni dal terremoto

Rosanna Repole, attuale fascia tricolore di Sant'Angelo è il simbolo dell'Irpinia che ha saputo ripartire. 36 anni fa dovette caricarsi sulle spalle il suo paese martoriato, succedendo al sindaco deceduto sotto le macerie

Dici Sant’Angelo dei Lombardi e la memoria va al terremoto del 1980. Il comune altirpino, infatti, è quello che ha subìto i danni peggiori. Guglielmo Castellano, il sindaco dell'epoca, morì sotto le macerie, insieme ad altri 431 concittadini. Chi ha vissuto quei terribili attimi di 36 anni fa, non potrà mai dimenticarli. 

Rosanna Repole, attuale fascia tricolore di Sant’Angelo, è il simbolo dell’Irpinia che ha saputo ripartire. Trentasei anni fa, dovette caricarsi sulle spalle il suo paese martoriato, succedendo al sindaco deceduto sotto le macerie. Ad ogni ricorrenza, a Sant’Angelo, il convegno è un passaggio obbligato.

Quest’anno è toccato all’ex deputato Gerardo Bianco, presidente “Animi”; all’Assessore regionale alle Attività produttive, Amedeo Lepore; a Ciriaco De Mita e a Giuseppe Zamberletti, presidente I.G.I. che guidò la ricostruzione post sisma in Irpinia come commissario alla ricostruzione.

Il sindaco, Rosanna Repole, ha ricordato chi, in questo momento, sta vivendo momenti difficili per il sisma del mese scorso:

"Voglio mettere in fila cinque parole: solidarietà, ricostruzione, industrializzazione, sicurezza e futuro. La solidarietà, chiaramente, va a chi sta vivendo la nostra stessa tragedia. Dopo 36 anni serve una operazione verità. Non è più ammissibile che, in Italia, venga fuori lo spettro del terremoto dell’Irpinia e della ricostruzione lenta, costata allo stato miliardi e miliardi di lire, soltanto dopo che le tragedie sono avvenute. E’ arrivato il momento di capire dove sono finiti quei soldi. Significa che sull’Irpinia si è voluto lucrare e usare la classe dirigente di quell’epoca facendo pagare un prezzo molto caro”.

Sull’industria: “Non era facile portare l’industria in montagna. Ci siamo riusciti e siamo consapevoli di avere grandi eccellenze, ma anche tanti capannoni che sono rimasti vuoti. Oggi noi stiamo cogliendo la grande opportunità del Progetto Pilota. Io ci credo come ci credono tutti i sindaci. E’ una grande opportunità che deve servire per guardare ai bisogni della comunità dell’Alta Irpinia. Costruire modelli di eccellenza per i cittadini e per le aziende. Cosa ci rimane del ricordo? Non dimenticheremo mai le vittime e, proprio per questo, dobbiamo fare degli investimenti in termini di sicurezza. E’ su questo che ci dobbiamo misurare. Bisogna lavorare”.

Quei momenti tragici sono impressi nella memoria di Zamberletti: “E’ stata la maggiore catastrofe della seconda metà del secolo scorso. Bisogna chiudere il capitolo vergognoso delle accuse sulla ricostruzione. Mi sento offeso per essere stato qui a lavorare e raggiungere risultati superiori a quelli ottenuti in Friuli Venezia Giulia. Sentendomi dire, in seguito, che la ricostruzione del Friuli è stata eccellente mentre qui si è solo pensato a sperperare denaro. Peccato che il Rapporto della Commissione Scalfaro ci dà atto di quello che abbiamo fatto, peccato che tutti se lo dimentichino. Il luogo comune della cattiva ricostruzione è ingiusta e deve essere sfatato perché, altrimenti, rischia di compromettere il futuro. In Irpinia si è fatto qualcosa di eccellente. Io la gratitudine non la dimenticherò mai”.

Ciriaco De Mita, invece rispolvera le gesta politiche: “Io ero al governo e dovevo emettere una legge che disciplinasse gli organi di informazione (carta stampata e televisioni, ndr). Indro Montanelli, che dirigeva un giornale di Berlusconi, immaginò che io volessi fare qualcosa che gli potesse far saltare il giornale e scrisse un articolo vergognoso nei miei confronti. Lo denunciai. Venne da me, poi, il Procuratore della Repubblica di Monza, dove aveva sede quel giornale, e mi chiese di ritirare la querela. Gli dissi che se avesse chiesto scusa l’avrei ritirata. La causa si fece, nonostante fu dato l’ok a una serie di articoli, e Montanelli fu condannato. Per quanto riguarda Zamberletti, io lo scongiurai di non prendere sede a Napoli. perché sapevo che sarebbe stato travolto. Addirittura, volevo circoscrivere il raggio di emergenza solo a una parte della provincia di Avellino. Così non avvenne. I fondi furono estesi in maniera impropria anche a Napoli, ed oggi paghiamo ancora quell’errore”.

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