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Cronaca

Pastore evangelico e stupratore, l'Avv. Iacobacci ricostruisce le fasi shock della vicenda

Il legale delle vittime ha rilasciato importanti dichiarazioni in esclusiva ai microfoni di Avellino Today

Qualcosa di veramente terribile, da quasi vent'anni, avveniva a Sant'Andrea di Conza. Nel paese irpino tutti sapevano ma nessuno parlava. Adesso, la vicenda è venuta a galla e il pastore evangelico accusato di violenza sessuale e riduzione in schiavitù dovrà pagare per i reati commessi. Avellino Today ha intervistato in esclusiva l'avvocato Danilo Iacobacci, uno dei legali delle vittime, che, secondo quanto letto dalle carte delle indagini, spiega vari passaggi.

Avvocato, quale è stato il suo primo approccio alla vicenda? 

"Le mie due assistite avevano fatto delle denunce ai carabinieri, era trascorso del tempo e sembravano non vedere alcun esito. A questo punto mi sono attivato per fare delle integrazioni di querela per ampliare i reati. Questo perché le donne avevano raccontato i fatti ma non era ben chiaro, ancora, quanto fossero gravi i reati in questione. Io ho approfondito la vicenda e mi sono reso conto che il reato di riduzione in schiavitù poteva essere valorizzato di più. Da qui è partito tutto". 

Come è stato possibile che una pratica di questo tipo potesse protrarsi per quasi vent'anni? 

"La mia idea è che, la situazione, si fosse in qualche modo “normalizzata”. Le donne – leggendo gli atti di indagine – pare venissero continuamente minacciate e impaurite e, tra le minacce che sono emerse, c'era anche l'intimidazione di ricevere sciagure e morte. L'abilità di quest'uomo era nel riuscire a sfruttare i fatti nefasti che realmente accadevano, per cause naturali come ovvio che sia in quasi vent'anni di tempo. Ovviamente, una morte per vecchiaia o malattia, non può essere imputata alla volontà di un santone ma, in questi casi, l'ignoranza o la fede giocano un ruolo fondamentale nel convincimento della persona". 

Dal punto di vista legale, quali sono le prove e i risultati che ne possono scaturire? Anche in virtù del fatto che stiamo parlando di un 85enne. 

"Le prove – leggendo le investigazioni – paiono essere moltissime. Tantissime dichiarazioni, tutte conformi e non contraddittorie, come valorizzato dal Giudice per le Indagini Preliminari di Napoli. Tantissime vittime ascoltate, anche più delle 5 o 6 che sono oggetto del procedimento napoletano. Testimoni che paiono, leggendo le loro dichiarazioni, indiscutibili portavoce dei fatti che accadevano perché vissuti in prima persona. Dal punto di vista probatorio prevalgono le dichiarazioni, ma anche la documentazione medica pare insindacabile. Parliamo delle malattie veneree pare contratte dalle vittime. Una donna, leggendo gli atti, sembre rimasta sterile. Un'altra, invece, si è vista l'utero asportato. Sono dati documentali. Dal punto di vista processuale possiamo solo augurarci che sia il processo napoletano e sia quello avellinese comincino presto". 

Avvocato, devo porle una domanda delicata: questi abusi si sono protratti per quasi vent'anni. La richiesta dell'indagato, sempre, era quella di avere rapporti non protetti. Ci sono stati casi di gravidanza? 

"Di bimbi nati, non ne sono a conoscenza". 

Che ruolo avevano i mariti delle vittime in questa storia? 

"Tutti i mariti con cui ho parlato o, almeno, quelli delle donne che ho seguito, non sapevano davvero nulla. A parte l'unico che, ovviamente, ha sentito la confessione della moglie dopo tempo. Una cosa che mi ha profondamente colpito, invece, è il fenomenodei matrimoni combinati. Pare che il Pastore imponesse sovente dei matrimoni. Parrebbe che all'interno della comunità, sceglieva gli uomini che potevano essere abbinati". 

Quale sarà, adesso, la prossima fase processuale? 

"Ci sarà, speriamo presto, un giudizio per la riduzione in schiavitù. In questo caso sarà di competenza della corte d'assise. Io, personalmente, sono in attesa anche per quanto concerne la fase processuale di competenza avellinese. Ci sono, infatti, una serie di reati non accorpati a Napoli, parlo delle violenze sessuali, per i quali è competente la Procura di Avellino e di cui attendiamo le determinazioni". 

Avvocato, cosa le hanno trasmesso le vittime degli abusi? Ha percepito gratitudine o è stato quasi come se lei fosse andato a rompere un giocattolo che funzionava in questo modo da troppo tempo per essere cambiato? 

"Le due donne che assisto in questo momento hanno espresso la più totale gratitudine. Nel momento in cui hanno saputo che la richiesta di archiviazione era stata rigettata, piangevano di gioia e mi hanno fatto profondamente commuovere. Era una liberazione per loro. Sono state capite, per la prima volta, dopo quasi vent'anni. Loro sono consapevoli di quanto fosse difficile ricostruire un reato dopo vent'anni e, questo, ha riacceso la loro speranza".  

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