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Cronaca

Paga in ritardo la rata di 2mila €, agenzia chiede 52mila € di mora

La grottesca vicenda è accaduta ad un rappresentante di una cooperativa sociale. Per un solo giorno è risultato cattivo pagatore

Per un ritardo di 24 ore del pagamento di una rata (dilazionata) di circa 2mila euro, si è ritrovato una ingiunzione di circa 97mila euro rispetto al suo debito che era di 47mila euro.

La grottesca vicenda  è successa ad Alberico Iannaccone, responsabile di una cooperativa sociale del Capoluogo.Lo stesso la racconta alla testata orticalab.it, esibendo anche le cartelle esattoriali che si è visto recapitare dall’agenzia delle entrate.    

“La scadenza della prima rata era fissata al 29 dicembre 2014. Ricordatomi dell’onere cui far fronte, fu mia premura rimediare immediatamente e, il giorno successivo, alle ore 12, la rata risultava regolarmente pagata – racconta Iannaccone.

Ma quel ritardo costa caro. A febbraio si rivede recapitare un nuovo provvedimento dell’Agenzia. Aperta la lettera, non può credere ai suoi occhi: c’è da pagare 97.792,65€ che arriveranno a 100.917,18€ nel caso il debito non venisse saldato entro i 60 giorni successivi alla notifica della cartella.

Da non credere, per un solo giorno di ritardo risultava cattivo pagatore, motivo per il quale non solo è stata annullata la rateizzazione del pagamento ma sull’imposta iniziale sono maturati interessi, more e sanzioni tanto da far schizzare alle stelle il debito. L’unica strada è quella di far causa.

Tra l’Agenzia delle Entrate e Iannaccone non corre buon sangue. Già in passato, non sono mancate le fibrillazioni. “Io sono stato il primo imprenditore a fare ricorso contro l’Agenzia che mi imputava di essere un cattivo pagatore per dei ritardi accumulati sul saldo dell’Irpef non dipendenti dalla mia volontà ma dal fatto che gli enti nei confronti dei quali vantavo, a mia volta dei crediti, non pagavano le prestazioni e i servizi da noi forniti. Il giudice mi ha sempre dato ragione: ho alle spalle 3 assoluzioni e 2 archiviazioni nelle cause con l’Agenzia e perfino la Guardia di Finanza mi ha dato ragione. Il motivo? Ho sempre saldato i miei debiti, non appena ricevuti gli accrediti attesi. Se ci fosse stata una forma di dolo, non avrei pagato nemmeno quando avrei avuto disponibile la liquidità necessaria. In più, vorrei ricordare che esiste una sentenza della Commissione Tributaria di Treviso, del dicembre 2013, nella quale si afferma che il ritardo, di un solo giorno, nel pagamento della prima rata di una dilazione non comporta l’annullamento della stessa come, invece, è accaduto nel mio caso”.

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