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Cronaca Montemiletto

Paranoie complottistiche nel folle omicidio di Claudio Palladino

Lo stato confusionale della signora rumena è apparso subito evidente

Assume sempre più i contorni di un delitto guidato dalla follia paranoica quello che ha scosso la comunità di Montemiletto per la morte di Claudio Palladino, originario dell'Irpinia ma residente a Modena. La 40enne Verona Popescu ha ucciso l'uomo con il quale conviveva da oltre un decennio. Gli stessi inquirenti – la Squadra Mobile coordinata dal Pm Lucia De Santis – si è trovata in difficoltà di fronte alle dichiarazioni dell'omicida rea confessa, la quale ha mostrato un'insolita pacatezza, radicata però in una serie di ossessioni delle quali è a sua volta vittima.

Lo stato confusionale della signora rumena è apparso subito evidente, non tanto per lo shock seguito all'accoltellamento – dopo l'uccisione la donna si è cambiata d'abito e ha atteso l'arrivo della Polizia – quanto piuttosto per i suoi comportamenti paranoici, nei quali gli inquirenti non sono riusciti a intravedere al momento segni di lucidità. La donna era da tempo convinta di essere vittima di un complotto, seguita da qualche presenza "oscura" che le procurava dolori e lesioni fisiche – in realtà inesistenti - attraverso l'inquinamento del cibo e dell'acqua e dei fumi che entravano in casa.

Una paranoia, o delle "fisime", come lo stesso compagno era solito definirle, che però non erano mai sfociate in un consulto medico o in qualche terapia farmacologica. Palladino di fatto conviveva con queste ossessioni della compagna, che avrebbe ammesso di amare l'uomo in maniera profonda, ma di essere arrabbiata per il fatto che lui sminuiva la sua condizione.

Secondo la ricostruzione della Polizia, anche l'alba di ieri nell'appartamento della Crocetta sarebbe stata teatro di una lite dettata da questi motivi. Palladino è stato infatti svegliato da un liquido (forse olio) versatogli sulla faccia dalla compagna, mentre era ancora a letto. La discussione tra i due si sarebbe poi animata, con la donna che ha aggredito il 62enne con il coltello da cucina che stava usando per preparare la colazione. Mentre l'uomo cercava di dissuadere la convivente è stato colpito al costato e al collo con diversi fendenti, opponendo inutile resistenza. Il ferimento è avvenuto in cucina, ma il cadavere è stato trovato in bagno, in una pozza di sangue. E una volta morto, o agonizzante l'uomo è stato evirato.

Questo dettaglio macabro non sarebbe però da ricollegarsi alla sfera sessuale, nè tantomeno ad un movente passionale del delitto stesso. Si tratterebbe, anzi, di una conferma della paranoia della donna, che ha conservato gli organi evirati in un sacchetto in frigorifero. Non è difficile quindi prevedere che la salute psichica della 40enne sarà al centro di accertamenti rilevanti per il processo, che la signora attenderà in carcere.

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