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Cronaca

Contrabbando alcolici, maxi sequestro e arresti: un avellinese al vertice del gruppo criminale

L'operazione della Guardia di Finanza

Beni, rapporti finanziari, partecipazioni societari e complessi aziendali per 80 milioni di euro. È il valore del maxi sequestro compiuto dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Caserta, che nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord ha eseguito con altri reparti territoriale delle Fiamme Gialle 25 misure cautelari, di cui 13 in carcere, 10 ai domiciliari e 2 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. A capo del gruppo criminale anche una persona residente ad Avellino.

I reati contestati

L’inchiesta contesta agli indagati, domiciliati in diverse località in Italia, a vario titolo i reati di associazione a delinquere transnazionale, sottrazione all’accoramento ed al pagamento dell’accisa sull’alcol e sulle bevande alcoliche, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti, abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Il gruppo criminale transnazionale

I destinatari dell’ordinanza sono infatti gravemente indiziari di aver fatto parte di un gruppo criminale transnazionale con base tra le province di Caserta e Napoli e ramificazione in diversi regioni italiane (Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia), nonché in territorio comunitario (Bulgaria, Slovacchia, Germania, Inghilterra, Olanda e Slovenia) ed extra europeo (Serbia ed Azerbaijan) composto da 15 persone e al cui vertice vi erano due persone residenti nella provincia di Caserta e Avellino.

L'evasione da 20 milioni di euro

L’attività del gruppo criminale si manifestava tramite l’importazione di ingenti volumi di alcol etilico e superalcolici, come vodka, rum e whiskey, per una evasione di imposte (Iva, accisa e imposte dirette) stimata in oltre 20 milioni di euro, inondando il mercato con oltre 4,3 milioni di litri di prodotti di contrabbando, venduto in nero sia in Italia che in altri Paesi del nord Europa.

I quatto sistemi di frode

Quattro i sistemi di frode individuati dalle fiamme gialle grazie alle indagini che si sono servite di intercettazioni telefoniche ed ambientali, videoriprese, indagini finanziarie e acquisizioni di documenti. Il primo metodo sono le false esportazioni verso Paesi fuori dall’Unione Europea: il prodotto inviato da depositi comunitari in sospensione di imposta veniva fatto transitare in depositi fiscali italiani che lo destinavano, solo apparentemente, all’esportazioni verso Paesi extra UE con un documento di accompagnamento che veniva “chiuso” grazie alla compiacenza di un funzionario doganale infedele. In realtà la merce veniva destinata al mercato nero nazionale e, marginalmente, anche comunitario.

Il secondo sistema di frode prevedeva il duplice trasporto con lo stesso documento di accompagnamento elettronico. In pratica un deposito fiscale comunitario spediva a un deposito fiscale italiano il prodotto alcolico in sospensione di imposta, emettendo un documento elettronico in cui veniva indicata una durata del viaggio ben superiore al necessario, così da consentire l’effettuazione di più trasporti con la stessa documentazione giustificativa del carico. Il deposito destinatario quindi, ricevuto il primo carico di prodotto alcolico, non inviava telematicamente la nota di avvenuto ricevimento alla dogana competente attendendo invece l’arrivo di un secondo carico.

Terzo  metodo di frode era la chiusura fittizia dei documenti elettronici. L’organizzazione criminale poteva contare sulla disponibilità di alcuni depositi fiscali italiani (a Roma, Grosseto e in provincia di Brescia) che, secondo l’ipotesi accusatoria, provvedevano ad attestare falsamente attraverso il sistema EMCS dell’Agenzia delle Dogane la ricezione di ingenti quantitativi di prodotto alcolico in sospensione di imposta, che invece venivano trasportati altrove per essere poi destinati al mercato nero. Per questo servizio i responsabili dei depositi percepivano compensi dall’organizzazione variabili  secondo la quantità e la concentrazione di alcol nel prodotto trattato, in base ad un vero e proprio listino criminale.

Quarto e ultimo metodo di frode era l’utilizzo fraudolento della procedura di riserva. In questo caso l’operatore mittente, utilizzando artatamente la procedura di riserva da attivarsi soltanto in caso di malfunzionamento del sistema telematico di tracciamento del prodotto in sospensione di imposta, emetteva un documento di accompagnamento cartaceo che però non veniva segnalato all’ufficio delle Dogan territorialmente competente, avendo solo la finalità di dare una parvenza di legalità al carico in caso di controlli su strada da parte delle forze di polizia. Ovviamente, a consegna avvenuta, il documento veniva distrutto e l’alcol poteva essere immesso in consumo senza lasciare alcuna traccia.

Gli investimenti in immobili, auto e yatch

L’indagine ha permesso inoltre di ricostruire i canali finanziari utilizzati per riciclare i proventi illeciti accumulati, fatti transitare sui conti di diverse società nella disponibilità dell’organizzazione ma intestate formalmente a dei prestanome. Dalle investigazioni è emerso anche l’utilizzo di conti bancari a Malta e il riutilizzo di ingenti somme in contanti per investimenti immobiliari, ristrutturazioni di edifici e acquisti di beni di lusso tra cui diverse autovetture e uno yatch.

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