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Giovanni De Feo: "L'educazione ambientale deve iniziare nelle scuole"

Il vincitore del premio "Ambientalista dell'anno" ha affrontato con noi il tema della questione ambientale. Come vive la verde Irpinia un argomento sempre più attuale?

Nella giornata di ieri, nella Sala Consiliare del Comune di Casale Monferrato, è stato consegnato il premio “Luisa Minazzi - Ambientalista dell’Anno”. L’importantissimo riconoscimento è andato a Giovanni De Feo, docente universitario originario di Serino, ideatore e promotore del progetto di educazione ambientale Greenopoli. Il professor De Feo si è aggiudicato 1.765 su 7.000 giunte da tutta Italia. 

Avellino Today ha intervistato in esclusiva il prof De Feo in merito al suo impegno civile e, ancora, sulla questione ambientale che vede protagonista l’Irpinia. Ma, questo territorio, può ancora essere definito: “La verde Irpinia”? 

Professor De Feo, che emozione è stata ricevere il premio come “Ambientalista dell’anno”? 

“E’ stata una gioia immensa. Il riconoscimento per le tante ore spese in macchina, andando di scuola in scuola. La nostra, infatti, è un’attività di volontariato. Negli ultimi 4 anni ho promosso il mio libro, Il metodo Greenopoli, ma, col tempo, mi sono reso conto di quanto fosse bello insegnare l’educazione ambientale ai bambini. La mia gioia va di pari passo con il riscontro ricevuto. Trasmettere questo messaggio ai bambini, che sono nativi ambientali, e, successivamente, trasmetterlo anche alla scuola, è stato magnifico. Si può essere molto più coinvolgenti nell’insegnamento, divertendosi e imparando”. 

Adesso, finalmente, si comincia a parlare di “educazione ambientale”. 

“Io ho giocato d’anticipo. Adesso, molti giovani laureati in scienze ambientali, scienze dell’educazione, possono ambire a gestire, ad esempio, la raccolta differenziata nei grandi comuni della Campania”.  

Lei è di Serino, come giudica la gestione naturalistica dell’Irpinia? 

“Ci sono molte cose che vanno bene e altre che non vanno altrettanto bene. Abbiamo moltissime attività di volontariato. Io, personalmente, adoro il “Pino Irpino”. Queste persone, senza essere eroi, hanno scelto di fare qualcosa in più. Questo dovremmo fare in Irpinia: ognuno dovrebbe fare il proprio dovere. Io sono innamorato della mia terra. Non ho mai nascosto che un verde più verde di quello presente nella mia Irpinia non c’è. Certamente abbiamo molti problemi ma, i problemi, possono diventare una risorsa per migliorarsi. La mia idea è creare dei flussi turistici e, questo, seguendo il metodo Greenopoli, può essere applicato con allegria e divertimento. Senza essere troppo seriosi”. 

Sicuramente, un lavoro di questo tipo, deve coinvolgere soprattutto le persone che non hanno ben chiaro cosa sia la “questione ambientale”. Con i ragazzini, magari, trascinati dall’entusiasmo della giovane età, è più facile. Ma come si può ottenere il medesimo risultato anche con gli adulti? 

“Hai sicuramente colto il problema principale. Questa è la parte più difficile. Quando si partecipa a un convegno, ad esempio, i presenti sono tutte persone interessate alla questione. Per tutti coloro che non si interessano, invece, occorrerebbe un viaggio nel tempo e rendere il percorso educativo più bello e coinvolgente di quanto non sia stato. Sono pienamente convinto che la rivoluzione deve arrivare dall’insegnamento ai bambini, che non sono solo il nostro futuro, sono anche il nostro presente. I bambini, da questo punto di vista, si affezionano, perché non hanno ancora visto tutte le incoerenze che la vita ti mette di fronte. Gli adulti pensano che tutto sia inutile, perché tanto non cambia mai nulla. Ma non è vero. Perché è attraverso l’impegno che le cose cambiano. Non cambieranno certamente rimanendo fermi con le mani in mano”.  

Che messaggio vuole dare alle persone che non credono che le cose possano cambiare? 

“Vorrei dire loro di crederci, invece. Ad Avellino, per esempio, Irpiniambiente sta facendo un lavoro eccellente, soprattutto per quanto concerne la comunicazione. Smettiamola di criticare sempre. Scendiamo in campo e muoviamoci in prima persona”.  

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