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Debiti con Alto Calore, la difesa di Ciarcia: "Una montatura per infangare il mio nome"

Il presidente cerca di fare chiarezza dopo le polemiche dei giorni scorsi

Michelangelo Ciarcia, presidente di Alto Calore, non ci sta e risponde alle accuse di morosità verso l'ente che gestisce spuntate fuori la settimana scorsa. “La morosità – spiega in primis Ciarcia - non riguarda la mia persona, nè da me è stata creata o in qualche modo ‘tutelata’. Tutto ciò che hanno riportato le testate giornalistiche che mi hanno attaccato è stato strumentalizzato e ricostruito in modo palesemente fazioso”. “Non sono personalmente responsabile né sono personalmente titolare di debiti nei confronti di Alto Calore – ha continuato - In nessun modo ho contribuito a generare il debito di cui mi si accusa né ho mai posto in essere azioni per salvaguardare interessi di parte”.

L'ACCUSA

Stando alle notizie circolate nei giorni scorsi, Ciarcia avrebbe un debito con l’ente idrico di ben 48mila e 409 euro, accumulati da una società poi finita in liquidazione (Incanto srl) e della quale Ciarcia deteneva il 22% delle quote attraverso la società di famiglia, la Emmepienne srl. Proprio quest’ultima società avrebbe “sospeso” i pagamenti ad Alto Calore con l’entrata in scena di Ciarcia nell’ente idrico. Come detto, però, Ciarcia rispedisce al mittente tutte le accuse: “Da quando ho avuto incarichi in Alto Calore Servizi Spa, prima come componente del collegio sindacale e poi come Amministratore unico, mai e ripeto mai ho avuto favoritismi nei confronti di alcuno, ma ho lavorato e sto continuando a lavorare per il rilancio di Alto Calore Servizi”.

COME NASCE IL DEBITO

Il presidente dell’ente di Corso Europa spiega di non essere socio della liquidata “L’incanto srl”, ma di possedere il 33% della “Emmepienne S.r.l.” che a sua volta detiene “una partecipazione minoritaria del 22%” de “L’Incanto S.r.l.”. Chiarito questo punto, Ciarcia spiega “che all'interno de L’Incanto Srl c’è un socio di maggioranza che detiene da solo il 51% del capitale. Non si tratta di una questione formale in quanto è il socio di maggioranza ad avere un controllo pieno e diretto sulle azioni della Società e che ne ha indicato anche il legale rappresentante, persona diversa dal sottoscritto”. Sempre in riferimento a L’Incanto srl, viene precisato che la rateizzazione (in 24 rate) del debito sorto con Alto Calore non è stata rispettata per “la situazione economico-finanziaria precaria” de L’Incanto, poi colpita, nel 2017, da “un preavviso di distacco dell’utenza morosa, cui non è stato dato seguito perché, nel frattempo, l’immobile ove insisteva l’utenza è stato ceduto in locazione a un altro soggetto”.

In questo periodo Alto Calore “faceva regolarmente il proprio dovere”, sollecitando il nuovo gestore che “ha sottoscritto un nuovo contratto di fornitura con cui, tra l’altro, si è accollato anche parte del debito de “L’incanto srl”, per il periodo di propria pertinenza”, con la pratica “trattata direttamente da ACS S.p.A., in quanto il credito era già in fase di esazione, così come avviene per tutte le pratiche nella medesima situazione”.

RUOLO IN "INCANTO SRL"

Infine, Ciarcia paRla del suo ruolo in “L’incanto s.r.l.”. “Dal 2008 – racconta - pur non avendo alcuna quota della proprietà, per capacità professionali, sono entrato a far parte del consiglio di amministrazione, per cercare di mettere pace tra i soci di allora, particolarmente litigiosi, il mio ruolo non era quindi operativo o gestionale ma semplicemente avevo il compito di fungere da paciere. Nel 2013, la “Emmepienne S.r.l.”, di cui sono socio, acquista una quota minoritaria del 22% de “L’Incanto S.r.l.”, al fine di iniettare capitali in una società in difficoltà con l’obiettivo di rimetterla in carreggiata. Nel 2015 sono uscito dal consiglio di amministrazione de L’Incanto S.r.l.”.

Il cattivo stato di salute de L’Incanto sarebbe, quindi, sopraggiunto quando Ciarcia non aveva più alcun ruolo ed è per questo che il presidente di Alto Calore si scaglia contro chi ha posto questa “caccia contro i mulini a vento, ossia di un caso montato ad arte per infangare il mio buon nome e l’opera di risanamento che sto portando a compimento alla guida di ACS Spa, forse c’è qualcuno che ha interesse a tenere soggiogata l’azienda per tornaconti personali e che non vede con occhio positivo il suo rilancio”.

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