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Coronavirus in Irpinia, la denuncia: "Vanno effettuati più tamponi"

"I 52 posti della palazzina Alpi non saranno sufficienti"

“In Irpinia si deve fare di più. Siamo la provincia del Sud Italia con più casi in proporzione al numero di abitanti. La situazione é critica ma ancora gestibile a patto che si facciano le scelte giuste. Le strutture ospedaliere sono in forte difficoltà come testimoniato dalla nota di ieri dell'ospedale Moscati, con la quale si comunica l'esaurimento della disponibilità di posti letto per i pazienti COVID-19”. E’ quanto scrive in una nota il medico di medicina generale e già direttore sanitario degli istituti penitenziari irpini, Bruno Aliberti, animatore del comitato civico ‘Scelte Coraggiose’ che aggiunge:

“Appare, allora, evidente la necessità di ampliare, nel minor tempo possibile, la disponibilità dei posti in altre strutture perché è palese che anche i 52 posti della palazzina Alpi non saranno sufficienti. Altrettanto necessario, appare, però l'aumento del numero dei tamponi da effettuare per spezzare la catena del contagio.Fino ad oggi i tamponi sono stati effettuati solo su chi presentava una sintomatologia evidente e avanzata e sulle persone che con gli stessi siano stati a stretto contatto. Non basta. Il contagio si ferma provando ad anticipare il virus e non continuando ad inseguirlo. I test vanno fatti, innanzitutto, agli operatori sanitari per la funzione che svolgono, per il numero di pazienti che incontrano e per l'alta percentuale di contagi avuta negli ospedali. Un medico di medicina generale, per esempio, potrebbe essere un vettore incredibile qualora dovesse risultare anche asintomatico. Test vanno fatti anche alle forze dell'ordine, ai trasportatori e a tutte le altre categorie più esposte. In più, é necessario che i tamponi vengano effettuati a tutti quelli che presentano sintomi lievi o anche dubbi e, qualora risultino positivi, anche ai familiari e alle persone che sono state a stretto contatto con gli stessi.

Lasciando così le cose, si continuerà invece a scommettere e a sperare che tutte queste persone non siano positive, senza però averne alcuna certezza. In più, si consentirà ai familiari, eventualmente contagiati, di svolgere regolarmente le proprie professioni o di recarsi, per esempio, nei supermercati. Correndo il rischio che il virus venga portato anche fuori da quel nucleo familiare. Invece, più tamponi facciamo, più contagi scopriamo e più isolamento imponiamo. E prima ne usciamo. Tenendo anche presente che un solo giorno in terapia intensiva ha lo stesso costo di 150 tamponi effettuati.E se le strutture pubbliche non riuscissero a garantire un numero più elevato di tamponi si potrebbe affiancare alle stesse delle strutture private in grado di diagnosticare il covid 19, proprio come sta già avvendendo in Liguria e come a brevissimo avverrà in altre regione quali Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte”, conclude Aliberti.

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