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Giovedì, 25 Aprile 2024
Attualità Chianche

Documento unitario del Coordinamento No al biodigestore, Si al Greco di Tufo " e del Gruppo consiliare di opposizione "Siamo Chianche"

Si è svolto ieri il Consiglio comunale di Chianche (AV) convocato per deliberare, tra l'altro, su provvedimenti amministrativi riguardanti la volontà di costruire un biodigestore nel territorio comunale

Si è svolto ieri il Consiglio comunale di Chianche (AV) convocato per deliberare, tra l'altro, su provvedimenti amministrativi riguardanti la volontà di costruire un biodigestore nel territorio comunale e l'altrettanta incredibile decisione  di fuoriuscire dalla prestigiosa Associazione Nazionale "Città del vino", che conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la determinata volontà di questa Amministrazione comunale di abbandonare ogni ipotesi di sviluppo enoturistico e di puntare esclusivamente su un riutilizzo del territorio per fini completamente opposti.

Recesso Associazione Nazionale Città del Vino.
Con questa proposta  registriamo la scellerata volontà di questa amministrazione di recedere  dall’Associazione Nazionale Città del Vino. 
Purtroppo non se ne conoscono “le motivazioni “in quanto il nostro gruppo consiliare, su questo punto dell’ ordine del giorno, non ha ricevuto tutta la documentazione  prevista dall’ articolo 15 comma VIII dello Statuto Comunale. Come è prassi consolidata  di questa amministrazione allergica alla trasparenza e alle regole della partecipazione democratica ai processi decisionali  manca l’intera “proposta di determinazione”!
Certamente ne sarà informato sua Eccellenza il Prefetto che ultimamente è molto attento ai processi decisionali del Comune di Chianche.
Pensiamo che questa inaudita proposta sia il frutto di una ripicca personale del Sindaco nei confronti di autorevoli esponenti dell’ Associazione che si sono permessi di esprimere liberamente le loro caute , ma motivate riserve, nei confronti della localizzazione del Biodigestore a Chianche, in un aria di pregio agricolo.
Che si tratti di un gesto  d’impeto poco lucido dovuto all’ira, è confermato dall’articolo 14  del Regolamento dell’ Associazione Nazionale Città del Vino vigente( approvato  dall’Assemblea del 18/10/2015 a Genzano di Roma)  non quello a noi consegnato(che prevede il recesso all’articolo7) recita:
“Il recesso del Socio è ammesso.
La relativa dichiarazione deve essere notificata all'Associazione entro il termine perentorio di quattro mesi prima della chiusura di ogni esercizio (31 agosto) ed avrà efficacia a far data dall’esercizio immediatamente successivo.
In conseguenza di quanto sopra, i Soci che intendono recedere sono comunque obbligati al versamento della quota annuale incorso.
Nel caso in cui, invece, la dichiarazione di recesso venga notificata all’Associazione successivamente alla chiusura di ogni esercizio (dopo il 31 Agosto), il Socio dovrà provvedere al pagamento della quota annuale in corso e della quota relativa all’esercizio immediatamente successivo. Il recesso avrà quindi efficacia a decorrere dal secondo anno successivo alla disdetta.
Il recesso deve essere obbligatoriamente deliberato dall'organo competente che ha deliberato precedentemente sulla adesione, salvo non siano avvenute modifiche statutarie in merito.”

Quindi il recesso avrà efficacia a decorrere dal secondo anno successivo alla disdetta. Se si aveva questa intenzione perché non si è proceduto entro il 31 agosto?

Purtroppo questa decisione, insieme a quella di uscire dal GAL Parteni,o conferma  la volontà dell’arch. Carlo Grillo di fuoriuscire dall’economia vitivinicola di pregio e dal correlato sviluppo del nostro territorio in chiave enoturistica   per fare di Chianche la pattumiera della Campania! 
Ciò esporrà molti produttori al rischio che le loro uve siano estromesse dai processi produttivi e il loro vino deprezzato oltre che il deprezzamento degli immobili 
Altro che distretto biologico! Anzi sul punto ci giungono voci che presto anche il Comune di Taurasi e quello di Montefredane usciranno da questo fantomatico distretto a cui avevano senza conoscere le reali intenzioni del Sindaco di Chianche ma soprattutto dopo essersi accertati che quello prodotto dal biodigestore industriale non può definirsi compost di qualità.
Quindi il nostro invito ai Consiglieri di maggioranza di non sostenere  a questa scellerata e pericolosa opera di distruzione che porterà all’isolazionismo politico il nostro comune  e soprattutto procurerà irreversibili danni economici ai nostri concittadini.
Alla luce delle considerazioni espresse, il gruppo  SìAmo Chianche preannuncia  il voto contrario alla proposta di deliberazione.

Presa d’atto della L.R.08.08.2018 n.29, articolo 1, comma 4- Determinazioni
Preliminarmente rileviamo che il nostro gruppo consiliare, su questo punto dell’ ordine del giorno, non ha ricevuto tutta la documentazione  prevista dall’ articolo 15 comma VIII dello Statuto Comunale. Nei documenti a noi consegnati manca del tutto il testo della  “proposta di deliberazione” in quanto ci è stata consegnata solo una  copia della  L.R.08.08.2018 n.29, di cui eravamo già a conoscenza.
Il tutto in palese violazione anche dell’ articolo13 dello Statuto Comunale nonchè del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. Situazione poco trasparente e irriguardosa nei confronti del ruolo di Consigliere di opposizione,che si ripete da tempo e che sarà segnalata  alle autorità competenti.
Sul punto chiediamo lumi alla dott.ssa Giugliano in quanto il Segretario Comunale da sempre rappresenta nelle Amministrazioni locali ,la figura del pubblico ufficiale terzo, garante della legalità, della trasparenza e della correttezza amministrativa. 
Nonostante l’utilizzo di un linguaggio tecnico burocratico utilizzato per questo punto dell’ordine del giorno, chiariamo a tutti che si parla della localizzazione di biodigestore anaerobico  a Chianche!
Per questo motivo rivendichiamo con orgoglio che  il  gruppo consiliare di  SìAmo Chianche è parte integrante del Coordinamento del  movimento  “No al Biodigestore- Sì al Greco di Tufo” e che questo documento rappresenta ciò che pensano, i  Comuni  limitrofi e  migliaia di cittadini che hanno aderito spontaneamente alla   manifestazione del 15 settembre .
Da un punto di vista prettamente politico è palese che il Sindaco sia rimasto allele modifiche introdotte dalla legge Regionale 8 agosto 2018, n. 29 pensando di avere mano libera nella trasformazione del nostro territorio nella pattumiera della Campania. Si è dovuto modificare una legge regionale perchè la stessa sentenza del TAR prevedeva nell’area in questione al massimo un impiantistica di tipo aerobico, quindi senza produzione di energia.
Purtroppo dopo la  grande manifestazione di civiltà del 15 settembre e conseguentemente le dichiarazioni del Vicepresidente della Regione Campania e Assessore regionale all'Ambiente Fulvio Bonavitacola, le dichiarazioni di vari Consiglieri regionali)anche del PD, partito del Sindaco), della Segreteria provinciale del Partito Democratico e soprattutto dal Presidente dell’ ATO rifiuti Valentino Tropeano  sarà la stessa ATO rifiuti a decidere sia il tipo di ciclo integrato dei rifiuti che la localizzazione degli impianti. 
Il nostro Sindaco dimentica l’art 34 della Legge regionale 26 maggio 2016, n. 14., ancora non modificato,  il quale dispone che sono i  Piani d’ambito degli ATO ad adottare  i “programmi d’investimento per gli adeguamenti ed ammodernamenti tecnologici dell’impiantistica esistente o di nuova realizzazione”  e, nelle more, in attesa della operatività degli ATO, la normativa transitoria prevede, una competenza delle società provinciali e/o della Provincia” ;
Insomma si apre una nuova fase  in piena applicazione del” principio di prossimità per l’autosufficienza degli impianti in ogni provincia” previsto dalla stessa Legge regionale 26 maggio 2016, n. 14 che la manifestazione d’interesse del  12.05.2016 rischiava di mettere in pericolo e spiegheremo il perché.
Quindi  chiariamo una cosa: il  Sindaco di Chianche non sta applicando nessuna legge regionale né tantomeno la legge 14, anzi a un più attento esame la sta addirittura contravvenendo!
Ma quante tonnellate di umido produce la provincia di Avellino?
Dalla relazione analisi delle adesioni alla manifestazione di interesse del 12.09.2016 si ricava testualmente che “la stima della produzione annua di FORSU per l’ATO di Avellino è pari a 40.356 tonnellate/annue e che alla stessa data gli impianti operativi per il trattamento della F.O.R.S.U. presenti nell’ATO di Avellino garantisce una potenzialità di trattamento dell’organico pari a 87.299 tonn./anno grazie alla presenza di impianti localizzati nei seguenti comuni:
•    SERINO (privato) 49.600 tonn./anno
•    Bisaccia (privato) 30.000 tonn./anno
•    Avellino (privato) 1.699 tonn./anno
•    Teora (pubblico) 6.000 tonn./anno
La stessa Struttura di Missione per lo smaltimento dei RSB della Regione Campania nella Relazione delle adesioni alle manifestazione d’interesse sostiene che l’impiantistica presente nell’ATO di Avellino garantisce già  una potenzialità di trattamento della FORSU superiore alla  stima di produzione provinciale annua dell’organico semplicemente “ipotizzando che gli impianti privati destinino unicamente una quota parte della loro potenzialità al recupero dei rifiuti provenienti da raccolta differenziata” come sostenuto dalla 
Ma vi è di più, nel “Patto per lo sviluppo della Regione Campania." è previsto oltre che l’ampiamento dell’impianto di Teora anche un finanziamento che per quanto riguarda lo STIR di Avellino di  Pianodardine prevede un processo di revamping al fine di trattare una capacità di 14.000 tonn./anno di frazione umida. 
Questi dati, prodotti dalla stessa Regione Campania, dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio  l’autosufficienza del trattamento della FORSU dell’Ambito Territoriale Ottimale di Avellino.
Quindi secondo voi un impianto da 30.000 tonn /anno a Chianche quale frazione umida dovrebbe accogliere: quella della provincia di Avellino o quella proveniente dalle zone urbanizzate  della Regione Campania?
Cari consiglieri comunali di maggioranza vi siete chiesti perché è stato convocato questo Consiglio comunale?  Come mai questa volta il Sindaco Grillo non ha proceduto ad approvare il suo terzo studio di fattibilità in Giunta?
A Chianche si è passati dall’anaerobico, all’aerobico ( per vincere il ricorso al Tar) e adesso, prevediamo, di nuovo anaerobico!
Purtroppo  dopo le modifiche introdotte dalla legge Regionale 8 agosto 2018, n. 29. continuando nella poco produttiva e solitaria logica del muro contro muro, voluta dal Sindaco e continuando adi ignorare non solo tutti i Comuni del Greco ,ma addirittura e le associazioni di categoria  e le realtà produttive territoriali  gli unici responsabili ,  non solo politici, della trasformazione del nostro territorio nel monnezzaio della Campania, saranno Carlo Grillo e la sua maggioranza!
Da un punto di vista tecnico per ottenere un compost di qualità bisogna avere una raccolta differenziata di qualità ( ricordo a tutti che qui non siamo in Trentino) e l'unica soluzione è avere tanti piccoli impianti di comunità aerobici. Più aumenta la qualità, minori sono i rischi per salute, ambiente ed economia. 
Per assicurare il controllo di ciò che si conferisce e quindi la qualità del rifiuto, il compostaggio va fatto in piccoli ambiti, soprattutto nei piccoli comuni come i nostri e magari  premiando i cittadini diminuendo la tassa sui rifiuti. Solo in questo caso si ha la certezza di avere un ottimo compost di qualità a bassissimo inquinamento. 
Quindi lanciamo una proposta: se si vuole davvero un compost biologico  e un distretto biologico aderiamo come i comuni limitrofi al compostaggio di comunità per il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani. Anzi costruiamo insieme agli otto comuni del Greco di Tufo, ai  viticoltori e a tutti i produttori agricoli della zona, una rete che consenta la creazione di una vera agricoltura biologica. Rifiutiamo ogni tipo di impiantistica di tipo industriale dove è praticamente impossibile verificare la qualità di rifiuto conferita. !
Del resto la stessa normativa della Comunità Europea, recepita dall'Italia, prevede prioritariamente il recupero della materia rispetto al recupero dell'energia. 
La digestione anaerobica, propugnata dal nostro Sindaco, fa il contrario. Tramite la combustione dei rifiuti produce  metano e altri gas (bruciati per ottenere energia termica e/o elettrica) e percolato liquido inquinante. Il rifiuto esausto (digestato) viene poi “stabilizzato” in presenza d’aria e, a seconda della tipologia, dà origine a un prodotto che i fautori chiamano in modo improprio e truffaldino “compost”, ma che invece ha una composizione chimica e una qualità nettamente inferiore al vero compost aerobico, oppure genera un nuovo rifiuto da portare ancora in discarica. Infatti  le biomasse previste  dallo stesso studio di fattibilità si compongono di   “rifiuti urbani di origine vegetale” e addirittura   di “reflui e liquami da allevamento di animali e discariche rifiuti” e di scarti dei prodotti agro-alimentari.”
La combustione del gas emette del particolato sotto forma di azoto in atmosfera ed è un elemento assolutamente inquinante e diventa impattante dove c'è agricoltura di qualità.
Questo tipo di impianti sono inconciliabili con le certificazioni di qualità alimentari. Arrecano un grave danno di immagine ai prodotti dell'agroalimentare che vivono della qualità intrinseca, ma anche dell' immagine commerciale. Possono creare solo problemi alla salute e all'economia.
Quanto da noi sostenuto che più è  ampio è il bacino, più bassa è la qualità di quanto viene conferito è dimostrato dall’impianto realizzato dal Comune di Salerno nel 2013. Questo impianto è stato riaperto il 5 maggio scorso dopo un anno e mezzo di chiusura. L’ANAC con delibera 876 del 27 luglio 2017 ha rilevato che la pessima “qualità della frazione organica in ingresso nella struttura”, ha causato “un cattivo funzionamento dell’impianto” e quindi “onerosi extra costi nella gestione”.
Infatti l’umido «senza qualità» di Salerno, inutilmente portato nel gestore anaerobico, è stato poi trasferito, per lo smaltimento, in una discarica calabrese.  E ciò è avvenuto al costo non modico di 120 euro a tonnellate. Per tutto questo, “per l’insoddisfacente livello qualitativo dei processi sottesi alla gestione del ciclo dei rifiuti” e per le “molteplici responsabilità emerse in fase istruttoria.” Altro che i ristorni promessi dal Sindaco Grillo!!
Inoltre “Semplici calcoli manifestano che, in effetti, l’impianto, a fronte di un quantitativo medio annuo in ingresso di rifiuti pari a cira 25.000 t, non recupera quasi nulla né in termini di materia né di energia.” 
Ma oltre alla bocciatura dell’Anac, recentemente è arrivata anche quella della Commissione europea che, a fine marzo, ha messo nero su bianco tre punti critici: il costo eccessivo degli espropri del terreno su cui è stato costruito l’impianto, gli oneri di gestione, i mancati introiti.
Bruciando i rifiuti chi ci guadagnerà sarà solo chi gestirà l’impianto ricevendo  royalties dalle aziende che acquistano l'energia.  Questo il vero business  che c’è dietro il biodigestore anaerobico, altro che il compost di qualità!
E ricordate: più rifiuti ci sono da bruciare, più si guadagna. Non a caso questa tipologia di impianto è sempre modulare, per aumentare all'occorrenza la capacità.

Alla luce di quanto esposto il gruppo consiliare di SìAmo Chianche chiede di mettere ai voti questa proposta: il Comune di Chainche  
1)ritiria la propria adesione all’Avviso Pubblico del 12.05.2016 della Regione Campania in quanto :
Il PIP di Chianche non è mai stato attuato e risulta assolutamente non  urbanizzato ; 
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Sistemi di Città: La Città della Bassa Valle del Sabato, pagina 6) per l’area in questione testualmente prevede: ”Per l’area programmata a Chianche il PTCP propone una verifica sule interferenze potenziali con la rete ecologica ed eventuale ripianificazione.”
Il PIP di Chianche non dispone di adeguata viabilità di accesso in quanto le uniche arterie di collegamento costituiscono nella ex SS 88, tortuosa  arteria che collega Benevento ed Avellino attraverso la Valle del Sabato (vecchia strada dei Due Principati) e la SS 371 il tracciato che risale il corso del fiume Sabato, passando per i centri abitati di Tufo (dove sono presenti delle pericolose strettoie della careggiata e addirittura un semaforo)e Pratola Serra.
l’area prevista per la localizzazione ha una  pendenza del suolo superiore al 20% ed è configurata come  ad accentuato rischio idrogeologico, essendo la zona di media attenzione (così come si evince dalla cartografia redatta dall'Autorità di Bacino Liri-Garigliano-Volturno) e addirittura aree limitrofe, a monte, di rischio elevato ;
l’area in questione è di elevato pregio agricolo (D.lgs 228/01) in cui ricade il Greco di Tufo ( Vino DOCG ) ed ambientale;
 non sussistono di 150 metri della fascia di rispetto da argini e sponde del corso del fiume Sabato ; 
la zona interessata è catalogata come Area a rischio sismico di prima categoria;
 nel territorio in questione sussiste uno dei 14 fondi, utilizzati come discariche abusive, sottoposto a sequestro, nell’operazione convenzionalmente denominata « Chernobil », condotta nell’ambito del procedimento penale n. 8976/07 R.G., notizie di reato Mod.21 della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere;
La localizzazione viola l’art 34 della Legge regionale 26 maggio 2016, n. 14., il quale dispone che sono i  Piani d’ambito degli ATO ad adottare  i “programmi d’investimento per gli adeguamenti ed ammodernamenti tecnologici dell’impiantistica esistente o di nuova realizzazione.”
2)Si renda promotore insieme agli otto comuni del Greco di Tufo e ad altri comuni limitrofi di un progetto che preveda delle compostiere di comunità  al fine di produrre  un vero  compost biologico  da offrire ai  viticoltori e a tutti i produttori agricoli della zona.  Una rete che crei un virtuoso  u ciclo chiuso dei rifiuti ce quindi consenta la creazione di una vera agricoltura biologica.
Per tutti  i motivi precedentemente esposti  i gruppo consiliare di SìAmo Chianche  anche in rappresentanza  del Coordinamento del  movimento  “No al Biodigestore- Sì al Greco di Tufo,” preannuncia il proprio voto contrario alla localizzazione a Chianche ogni tipo di impiantistica di trattamento dei rifiuti (aerobica oppure anaerobica) di tipo industriale 
Infine prima di mettere ai voti la proposta invitiamo i  Consiglieri comunali che magari hanno terreni nell’area interessata di astenersi dalla votazione.
Infatti per la realizzazione dell’impianto si prevedono nell’area in questione degli espropri addirittura ad un prezzo raddoppiato rispetto  a quanto attestato dallo stesso comune nella Verifica delle aree da destinare a residenza ed attività commerciali ed industriali da cedere in diritto di proprietà;
L’ art. 78, comma 2, del d.lgs. n. 267/2000 (T.U. Enti locali) prevede un obbligo generale  di astensione in capo agli amministratori locali che non ammette deroghe o eccezioni  e che ricorre ogni qualvolta sussista una correlazione diretta fra la posizione dell'amministratore e l'oggetto della deliberazione, anche se la votazione potrebbe non avere altro apprezzabile esito e la scelta fosse in concreto la più utile e opportuna per l'interesse pubblico. Tale dovere, che trova il suo fondamento nell'art. 97 della Costituzione, sussiste in tutti i casi in cui essi versino in situazioni che, avuto riguardo al particolare oggetto della decisione da assumere, appaiano - anche solo potenzialmente - idonee a minare l'imparzialità dei medesimi.

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